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Chiaramonte Gulfi (Ragusa)
 
 
 
 
 

 

 

   Chiaramonte Gulfi (prov. RG) conta 8100 abitanti ed è ubicata nella parte sud orientale della Sicilia.

 

   Le origini del paesino vanno ricercate in epoca arcaica – intorno al VI secolo – e le sue tracce sono rintracciabili nelle contrade Paraspola, Giglia e Aranci. In epoca greca si ha la prima attestazione del toponimo ACRILLE, col quale viene indicata anche la città di epoca ellenistica e romana, ubicata nella vallata sottostante l’attuale abitato. Della successiva denominazione, GULFI, si ha notizia storica dal periodo arabo e fino alla sua distruzione violenta avvenuta nel 1299, in una fase successiva alla Guerra del Vespro.


   La ricostruzione in sito più elevato e fortificato si deve al conte normanno Manfredi Chiaramonte, infeudato sul finire del secolo XIII della Contea di Modica. La città trasse, così, nome dal suo signore e fondatore. Aggiunse, nel 1881, l’antica denominazione di Gulfi, per evitare omonimie.

 

   La vita della rinata città e comunità fu dapprima grama e difficile: chiusa nella cinta muraria attorno alla torre presidiata da una guarnigione del conte, con risorse dallo sfruttamento della pastorizia e di una agricoltura primitiva. Dal secolo XVI la città uscita dalle mura medievali si adorna dei primi edifici signorili, di conventi e monasteri, di eleganti chiese: lo sfruttamento agricolo del territorio diviene fonte di agiatezza, specie quando le colture arboree (mandorle, carrubi, oliveti e vigneti) acquisiscono preminenza.


   Distrutta dal terribile sisma del 1693, risorge nello steso sito con un connotato architettonico ed urbanistico tardo barocco: notevole la chiesa Madre, col monumentale prospetto e l’interno della chiesa di S. Giovanni Battista, gli edifici borghesi e patrizi del Corso, i palazzi Cultrera Montesano.

 

   Dopo l’unità d’Italia si incentivò ancor più la coltura dell’ulivo (nel territorio chiaramontano nell’ultimo scorcio del secolo XIX erano presenti ben 80 frantoi per l’estrazione dell’olio) ed i vigneti ricoprirono la fertile vallata. Era famosa la posizione panoramica della città, tanto che il belvedere a nord ovest nel Piano dei Cappuccini era noto come «balcone di Sicilia».
Oggi alle bellezze artistiche e paesaggistiche del passato si è aggiunto il folto bosco che circonda la corona di monti soprastanti e sottostanti alla città: polmone verde e cesura tra vallata e zona montana.

 

   Da visitare:

  Nella piazza Duomo, la Chiesa Madre intitolata a S. Maria La Nova, con prospetto rinascimentale nel primo ordine (ultimato nel 1608) e settecentesco negli altri due; all’interno dipinti di G. Mercurio (secolo XVIII) di Simone Ventura (sec. XVIII) e Gaetano Distefano (secolo XIX). Nella stessa piazza si possono visitare il museo d’arte sacra e la raccolta di cimeli militari e storici.


   Nella parte medievale, accanto a dove sorgeva la torre comitale, troviamo la chiesa di S. Giovanni Battista, edificata a partire dal XV secolo ma ristrutturata nella forma attuale nel secolo XVIII (interno) e XIX (prospetto).


   Di interesse la statua lignea del titolare e la dorata arca, a forma di tempietto rinascimentale, opera di Rosario e Mariano Distefano (1869), alcuni dipinti di Lorenzo Cutello (secolo XVIII), una statua lignea del Cristo alla colonna di Carmelo Distefano (secolo XIX), il dipinto della Madonna della Misericordia (sec. XVII).


   Nelle vicinanze, verso est al limitare della città, sorge chiesa e convento di S. Maria di Gesù (secolo XVII). La chiesa che trae nome da un simulacro marmoreo di tarda bottega gaginiana, custodisce alcune interessanti opere: un crocifisso ligneo opera di fra Umile da Petralia, una Pietà di scuola del Preti, il dipinto S. Francesco d’Assisi di Simone Ventura, resti degli eleganti stucchi attribuiti ai Gianforma.


   Resti rinascimentali si trovano nella chiesa del Salvatore (la statua del titolare è opera gaginiana del XVI secolo) e in quella di S. Filippo (arco di cappella opera di Nicolò Mineo).


  Un elegante complesso architettonico è l’ex convento francescano, oggi Palazzo di città, e la ex chiesa annessa, trasformata in sala poliuso intitolata a Leonardo Sciascia. Ad esso si possono accostare gli adiacenti palazzi sette-ottocenteschi del Corso Umberto. In fondo al Corso, verso ponente, è da visitare la Villa Comunale realizzata sul finire dell’ottocento riutilizzando parte della silva del convento attiguo e parte di un polmone verde preesistente.


   Nella vallata sottostante, nel sito dell’antica Gulfi, sorge il rinomato Santuario di S. Maria la Vetere, che ingloba una struttura paleocristiana, l’ampliamento medievale e la ristrutturazione settecentesca.


   Al periodo medievale rimanda la porta a sesto acuto, sul lato est, che nella chiave di volta tramanda il nome del “magister” lapicida. All’interno è di interesse il baldacchino di ascendenza berniniana, opera dello scultore chiaramontano B. Cultraro (sec. XVIII), che contiene la statua della Madonna con bambino attribuita ai carraresi Giuliano Mancino e Bartolomeo Berrettaro.


   In alto sulla montagna sovrastante l’abitato, accanto ad una sorgente, troviamo la chiesetta della Madonna delle Grazie, la cui statua in marmo è opera di Cola Maldotto (sec. XVII). Tutto attorno, il nucleo più antico della pineta, impiantata a partire del 1936, ed oggi rigogliosamente esuberante.

 

   I dintorni.

   L’economia di Chiaramonte nel passato era essenzialmente agricola; tuttora l’agricoltura rappresenta una fonte cospicua di guadagno. Notevole è la produzione di uve pregiate da tavola e per la vinificazione di qualità; altrettanto importante è la produzione olivicola che a seguito dell’attribuzione della DOP Monti Iblei – sottozona Gulfi – ha ottenuto il giusto riconoscimento di un processo finalizzato alla produzione di olio extravergine d’oliva di alta qualità. Ne sono prova tangibile i numerosi riconoscimenti ottenuti nelle fiere e in concorsi nazionali.


   Nella vallata chiaramontana sono visibili i folti uliveti e i vigneti inseriti in un paesaggio fortemente antropizzato e punteggiato di antiche ville e dimore rurali, molte delle quali ristrutturate armonicamente.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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