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Comiso (Ragusa)
 
 
 
 

 

 

   Si tende a identificare l'odierna Comiso con l'antica Casmene, subcolonia siracusana della quale si ha scarsa conoscenza. Le fonti che riferiscono della posizione di quest'insediamento, supportate dai vari ritrovamenti archeologici effettuati nella zona e soprattutto nelle vicinanze, fanno infatti pensare che l'originaria Casmene fosse situata sul “Cozzo di Apollo”, colle dei monti Iblei appena sopra Comiso. L'archeologo Paolo Orsi fa luce su l'origine di Casmene, che viene individuata dallo stesso, appunto, su Monte Casale a Buscemi, di fianco a Monte Lauro (dal latino laurus cioè "alloro", uno dei simboli del dio Apollo).

 

   Le prime tracce di insediamenti umani nel territorio di Comiso appaiono nel periodo eneolitico, lungo l'arco collinare ibleo, dove si svilupparono i primi villaggi di popolazioni italo-sicule. Oggi rimangono una serie di ricoveri a grotta e a cella ricavate nei monti Monterace, Monteracello, Monte Tabbuto, Cozzo Apollo, Cava Porcaro. A valle, invece, si svilupparono degli insediamenti abitativi del tipo a capanna-rifugio. La presenza della terma vicino alla fonte Diana risalente al II secolo testimonia la presenza di un nucleo abitativo attorno alla fonte fin dall'epoca romana. Si pensa infatti che quel luogo sia stato popolato dagli abitanti scampati alla distruzione di Kasmenai, durante la spedizione punitiva del console romano Marcello nel 212 a.C. Con l'arrivo dei bizantini e l'insediamento del potere religioso dell'impero d'oriente a Siracusa (330 d. C.), cominciarono ad essere edificate numerose chiese. Nel periodo bizantino il casale di Comicio si concentrava attorno alle due chiese di S. Biagio e S. Nicola, in questo periodo fu munito di forti e torri di difesa. Intorno all'827 il casale fu duramente provato dall'invasione degli Arabi, la cui dominazione si rivelò successivamente benefica e proficua per l'intero territorio ibleo. È in questo periodo che nascono i muri a secco, che caratterizzano ancora oggi il paesaggio collinare. La Comiso medievale si arricchisce di nuove vie urbane e di chiese, tra cui la chiesa della Misericordia, tuttora conservata. Nel 1393 Comiso viene a fare parte della Contea di Modica, assegnata ai Cabrera, fino al 1453, anno in cui a causa di una crisi economica questi ultimi la vendono a Periconio II Naselli.

 

   Sotto i principi Naselli Comiso visse un periodo di rinascenza e splendore, culminato nel 1571, quando Gaspare II, elevò il "Baronato" di Comiso in "Contea". Durante il Rinascimento la città si arricchì delle chiese maggiori, di numerosi conventi e monasteri, di una Sede giuratoria, che ebbe sede presso il Castello dei Naselli, di un pubblico Ospedale, detto Monte di Pietà, accanto alla chiesetta della Misericordia, e di una cartiera. A partire dal 1608 numerose famiglie comisane emigrarono nella vicina Vittoria, che era stata appena fondata da Vittoria Colonna. Nella prima metà del Seicento operò a Comiso il Padre Pietro Palazzo, uomo di sante virtù, che si adoperò per la crescita culturale e religiosa della città. Grazie anche al suo operato sorsero diversi conventi e monasteri che si occuparono della formazione di intere generazioni. Nel1693 il disastroso terremoto che interessò tutto il val di Noto, rase al suolo le maggiori chiese cittadine e fece 90 morti. Con la soppressione della feudalità in Sicilia, voluta da Ferdinando di Borbone nel 1816, Baldassarre VII Naselli perdette definitivamente il governo della città.

 

   Sul finire del 1944, scoppiava in molte città della Sicilia una rivolta contro la chiamata di leva alle armi del governo di Pietro Badoglio. La rivolta veniva alimentata da voci diffuse sulla probabilità che i coscritti di leva potessero essere inviati addirittura a combattere in Estremo Oriente per sostenere gli interessi anglo-americani. Sui muri delle città comparvero le scritte: “Non presentatevi”, “Presentarsi significa servire i Savoia”. Ebbero così inizio i cosiddetti moti dei “Non si parte”. Dopo essere stato assediato dai dimostranti, il prefetto di Palermo, Pampillonia, richiese l'intervento del Regio Esercito, che si rese responsabile della morte e del ferimento di molte persone.

 

   Comiso divenne il centro di questi scenari insurrezionali, tanto che il 6 gennaio 1945 fu proclamata la “Repubblica di Comiso” retta da un governo popolare, con tanto di comitato di salute pubblica, squadre per l'ordine interno e distribuzioni di viveri a prezzi di consorzio. Comiso visse così per una settimana la sua indipendenza, fino all'11 gennaio quando il Gen. Brisotto circondò la città minacciando bombardamenti aerei se Comiso non si fosse arresa. Anche per l'intermediazione del clero cittadino, gli insorti si arresero. Nonostante gli accordi presi, tutti i ribelli, circa 300, vennero arrestati e confinati a Ustica e Lipari, per essere amnistiati solo nel 1946 con la proclamazione della Repubblica italiana. Benito Mussolini, presidente,de facto, della Repubblica Sociale Italiana, conferì la medaglia d´argento alla Repubblica Indipendente di Comiso.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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