Nei nostri piani di studio
un’analisi su “Bello” e “Bellezza”
In questa narrazione che ho chiamato “La Bellezza
nei Beni Culturali” non figura il termine
“Bello” che meglio si adatterebbe al contenuto del
libro e al significato stesso dei concetti inerenti
i Beni Culturali. Ma servono alcune premesse. Non
basta l’erudizione, l’arte deve scuotere i sensi.
Il brano che segue è tratto dal saggio sul Bello
(1741) di Padre Andrè (Yves-Marie Andrè - gesuita ed
erudito francese del ‘700). “Niente è Bello fuorchè
il vero”.
Prefazione dell’editore francese tratta
dall’ultima edizione di Parigi del 1820.
Scrive: Sembra che questa definizione del Bello,
di un autore di così giusto talento, e così
metodico, dovrebbe essere a sufficienza per far
conoscere ciò ch’è il bello; ma sia che gli autori
seguano l’opinione di Boileau sopra il Bello, o che
da essa si allontanino, non si trova punto d’accordo
tra di loro. Gli uni non separando la definizione
del Bello dalle idee, dalla morale, dalla virtù e
dalla pubblica utilità, non perdono di vista giammai
questo punto importante, che il gradevole, che
lusinga i sensi e commuove dolcemente gli organi
dell’uomo sensibile, cessa di esser Bello se non
contribuisce al bene generale della specie umana;
gli altri poi, considerandolo sotto il suo rapporto
coi sensi e relativamente alle arti d’imitazione,
sono forzati a separare il Bello ideale dal Bello
convenzionale.
Nella prefazione si da’ atto: “Noi siamo di
sentimento che la maggior parte degli autori, hanno
in questa materia confuso il Bello con la Bellezza.
La Bellezza a nostro avviso, come il dizionario
dell’Accademia ha limitato la sua significazione, è
la giusta proporzione delle parti del corpo, con una
gradevole mescolanza di colori; cioè, secondo noi,
quello che piace ai sensi, e soprattutto alla vista,
per cagione di una certa preparazione, che si trova
tra le parti di qualche tutto.
Il Bello preso isolatamente ed essenzialmente è
la riunione delle qualità, che piacciono ed
allettano, qualunque siano gli organi e gli esseri
sensibili, che ne sperimentano gli effetti.
Aggiunge; “C’è il Bello in generale, il Bello
visibile, il Bello essenziale, il Bello naturale, il
Bello arbitrario”.
Mia conclusione; Non potendo discutere con
giovani studenti questo lato filosofico dell’autore,
ho preferito all’inizio semplificare nel titolo il
concetto che ne contiene poi le varie
estrinsecazioni sopra riportate.
Perché viene usato il termine
”erudizione”: Ampio corredo di cognizioni e
informazioni relative a uno o più campi del sapere:
erudizione. filologica, giuridica; spesso in senso
limitativo (contrapposta a cultura) Qui la
differenza tra erudizione e cultura.
Il colto è colui che trasmette cultura e non è mai
semplicemente un erudito, ma è colui che fa propria
la conoscenza per poi avere la capacità di
decodificarla nel modo più semplice possibile.
Cosa sono le opere di erudizione? Sono il
complesso delle cognizioni acquisite in una o più
discipline con profonda e spesso minuziosa
conoscenza di dati e di particolari: erudizione.
storica, giuridica, filosofica, musicale,
filologica; opera di vasta erudizione.
«Quando il godimento precede la vista chiara e
distinta delle perfezioni dell’oggetto che ci
colpisce, io convengo che quest’oggetto ci piace
perché ci fa piacere o in conseguenza del piacere di
cui ci ha prevenuti. È il modo attraverso cui gli
oggetti sensibili ci sollecitano ad amarli, si fanno
sentire prima di farsi conoscere. Entrano così nel
cuore approfittando delle tenebre». Sono parole di
Yves-Marie André (1675-1764), meglio noto come le
Père André, gesuita ed erudito francese del ’700,
autore tra l’altro del Saggio sul Bello (1741) da
cui ho tratto il virgolettato in apertura.
Può accadere che prima della mente le opere
(perché di queste qui si scrive) tocchino corde meno
definibili, più legate ai sentimenti, che albergano,
così almeno fantastichiamo, dalle parti del cuore.
All’utilità dell’erudizione, son sempre più
convinto, debba precedere, succedere o accompagnarsi
«il compiacimento dei sensi e il diletto delle
passioni».
Perché tutto questo? Chi sono gli artefici della
bellezza? Arti, Mestieri e Professioni ne sono
espressione primaria.
Il senso etico ed estetico del paesaggio porta
alla bellezza, in questo modo il paesaggio va oltre
la sua definizione. Bello: Conoscenza, armonia,
comprensione.
Il concetto di “Bello” secondo Yves-Marie Andrè.
Scriveva padre Yves-Marie Andrè nel 1741: Io non
so per quale fatalità accade, che le cose, delle
quali di più si parla fra gli uomini, sono
ordinariamente quelle che meno si conoscono. Tal'è,
fra le mille altre, la materia che io intraprendo a
trattare, cioè il Bello. Del Bello tutto il mondo ne
parla, tutto il mondo ne ragiona. Non vi è affatto
circolo nella corte, non vi è affatto unione di
società nella città, non vi è punto luogo nelle
campagne, e non vi sono neppure le volte nè nostri
tempi, che non ne rimbombino. Si vuole il bello
dappertutto, il bello nelle opere della natura, il
bello nelle produzioni dell'arte, il bello nelle
opere di spirito, il bello nei costumi; e se si
trova qualche idea di bello, può dirsi che ciascuno
è colpito, è sorpreso, commosso ed allettato. Ma ciò
da che accade? Domandate in una compagnia alle
persone, le quali sembrano le più invaghite del
Bello: che cosa è il Bello, che incanta la mente?
Quale ne è l'essenza, la natura, la nozione precisa,
la vera idea? Se il Bello è qualche cosa di
assoluto, o di relativo? Se vi è un Bello essenziale
e indipendente da ogni istituzione? Un bello fisso e
immutabilmente tale? Un Bello che piace, o che ha il
diritto di piacere alla Cina come in Francia; ai
medesimi Barbari come alle nazioni più evolute? Un
Bello supremo, che sia la regola ed il modello del
Bello subalterno, che noi vediamo qui in terra?
Vi è un Bello essenziale ed indipendente da ogni
istituzione umana nonchè divina; Che vi è un Bello
naturale ed indipendente dall'opinione degli uomini:
finalmente che vi è una specie di Bello
d'istituzione umana, e ch'è arbitrario fino ad un
certo punto.
L'obiettivo che ci siamo
posti è quello di avvicinare e coinvolgere i ragazzi
alla comprensione e valutazione di principi e
culture insite nel senso del Bello in quanto tale.
Non un bello a sé stante ma parte prominente del
contesto urbano, oggi che sta prevalendo l’orrido,
il disagio, il kitsch inteso come pessimo gusto ma
spacciato per arte, lo smarrimento di modelli e
culture formative.
Non basterà questo articolo, questa disamina che
coglie radici, se vogliamo storiche, e profondamente
culturali. Se non vogliamo alimentare la cultura del
decadimento dei valori estetici e del buon senso
occorre fare di questo concetto una materia di
studio come nelle nostre intenzioni; unico problema
è trovare disponibilità nella scuola con insegnanti
referenti che apprezzino e sposino il nostro, non
più progetto, perché episodico, ma piano di studio
continuato e diffuso. Il concetto di Bello viene
espresso con l’arte e in ogni arte c’è sempre un
margine per esprimere questa concezione; basta un
particolare per esaltarne i valori e loro impatto
sociale.
Rosario Rigano
|