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Editoriale   del Lunedì

 

ricercatore, storico, scrittore, narratore, giornalista culturale

 

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16 giugno
 
 
 

 

Cultura? Scelte opinabili.

Dare un titolo altisonante ad una serie di iniziative di vario genere distribuite nell’arco di un mese può disorientare il probabile utente. Dire “mese della cultura” comporta delle responsabilità; e se poi le attrazioni sono un misto di intrattenimento e avanspettacolo di bassa lega l’intento è miseramente naufragato. Ciò serve ad “uniformare” l’utente; di conseguenza: Quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno sta pensando.

Punto primo: Cos’è la cultura. Partiamo dal principio che la cultura non viene dai sermoni o dalle prediche; la cultura è partecipazione, dibattito esperienze, buoni esempi pratici, ma soprattutto è verità e non opinione altrui. Cultura di pari passo con erudizione, creazione di consapevolezza e coscienza. Le famiglie si disgregano; la scuola è allo sbando; i media propalano schifezze e porcherie; la politica da’ una pessima immagine di sé stessa, in particolare quella parte politica che a torto si è sempre ritenuta depositaria di valori culturali incomprensibili. I predicozzi servono a poco.

Quando è vera cultura che si recepisce, essa diventa contagiosa, ti pervade, ti illumina e favorisce il dialogo, il feeling, il sentimento e il rispetto reciproco. Oggi assisto alle rappresentazioni di giovani che fuggono dalla responsabilità di crescere; non fanno esperienze sulla loro pelle e non maturano. Ma il loro è tempo perso? Il tempo alla fin fine è relativo e il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando.

L’uomo di buon senso non permette che gli si porti via neanche un minuto del suo tempo che gli appartiene. L’unico tempo certo è quello passato. La vita è come una commedia; non importa quanto sia lunga, ma come è recitata. Non è il caso che tu creda di aver perso tempo e fatica se hai imparato per te stesso.

Qui al sud, che più sud non si può per sudditanza, viene Galimberti che a suo modo mira inutilmente ai giovani. Viene Vittorio Sgarbi (5.000 € + trasporto, vitto e alloggio) per presentare il suo libro che nulla ha a che fare con questa città. Viene Toni Capuozzo a raccontare le sue vicende professionali percepite in prossimità di un teatro di guerra. Viene Paolo Mieli a fare il predicozzo con il suo libro lontano dalle nostre realtà; in tutti e due i casi, un libro di guerra può essere considerato un atto di valenza culturale ma, considerati gli autori, di assoluto buon senso, diventano di natura e visione unilaterale. Viene Paolo Crepet a filosofare, per i più eruditi e dal suo punto di vista, e farsi pagare per dare “un responso”. Viene il cardinale Zuppi a predicare lo Ius Scholae ai fini, poco velati, del referendum sulla cittadinanza (miseramente fallito). (Ancora) le canzoni di Franco Battiato; la vita di Paolo Villaggio; la biennale di Venezia. Tralasciamo le proposte locali che insieme alla Curia, da cui si evince una fortissima ingerenza nella laicità delle istituzioni cittadine, e Claudio Fava non so quali culture hanno inculcato ai presenti. Cinema, teatro e Dante Alighieri per fare cultura? Storie antiche. Cultura? A casa mia si chiama intrattenimento assai costoso o avanspettacolo di bassa lega se paghiamo persone di altre regioni e di culture ideologiche per venire a presentare il loro libro e noi addirittura a comprarlo. Siamo così oggetto di indottrinamenti, predicozzi e sermoni. Se analizziamo il pedigree di tutti questi signori è tutto sbilanciato verso una sinistra ideologica. Sono stati scelti nomi, non contenuti. In altri momenti ha prevalso il frivolo e pure il banale, Litterio ne è un esempio ma ha fatto audience, pazienza. Per il resto una notevole quantità di eventi fanno riferimento alla Curia locale. Se poi a questi “eventi” sono presenti una cinquantina di “eletti” locali, su cinquantamila abitanti, l’intento è miseramente fallito; non è così che si fa’ cultura. Non c’è spazio per i “disallineati” locali, a meno che non concordi con il sindaco sul fatto che Acireale faceva parte della Magna Graecia.

La ricerca sulla cultura si fa’ in silenzio, necessita tranquillità e serenità nello stesso tempo e le pubblicazioni andrebbero poi condivise, discusse, dibattute… qui, alla presentazione di un libro gli intervenuti si contano nelle dita di una mano, a volte due… che città distratta.

L’ho già detto ed anche scritto, qui certa politica ha un disperato bisogno di visibilità, di likes, di lodi ed ossequi. Ecco spiegati gli “inviti” a noti vip televisivi d’oltre stretto ma, la domanda che ci porremo è: fu vera cultura? Non lo so, ma ritenendo di non essere così vip, mi sono messo di lato. È “ridicolo” il politico che cerca di ammantarsi del suo più acerrimo nemico: “La Cultura”.

Spesso si parla di cultura in modo generico ed inappropriato. Si suppone che la cultura sia strettamente e solo legata alla funzione dei libri o delle pubblicazioni di ogni genere ma oggi prevale la poesia di orientamento radical chic. Si spinge solo e sempre nei luoghi delegati istituzionalmente alla concentrazione di libri e queste sono naturalmente biblioteche, ormai in disuso per quanto concerne la loro vera funzione, e librerie dove, per la presentazione di un libro interverranno solo i parenti e gli amici più stretti. Io ho sempre sostenuto che la cultura è figlia degli eventi e dei contatti umani di tutti i giorni. Cultura come contatto umano, sociale, di scambio e di cornici culturali. Senza di ciò potrai leggere mille o centomila libri ma non potrai mettere in atto nulla di ciò che hai letto perché non avrai il contatto umano per mettere a frutto ciò che hai imparato.

La cultura spazia, è irrequieta, curiosa, irriverente mai ossequiosa, spesso incauta e senza fini. Gli operatori seri della cultura osservano, valutano l’impatto sociale a naso, poi riflettono ed infine si esprimono. Non hanno fretta, non sono precipitosi e per colmare il divario con gli “avventori culturali” sono spesso ironici.

La cultura si manifesta nello scambio di opinioni. La cultura si evince nelle risposte che fornisci non negli aforismi o nei trattati formulati da altri che se pur condividi non sono frutto della tua formazione.

La cultura è ciò che modella la tua personalità, il tuo modo di porgerti, di essere e di rapportarti nella comunità. La cultura è l’unica opportunità di libertà che dà il senso dell’infinito.

La cultura non è ciò che ti hanno propinato a scuola bensì il cumulo di saperi ed esperienze che hai vissuto sulla tua pelle. La cultura è anche la tua vita vissuta nel territorio, il contatto con le memorie storiche viventi e con gli eventi e le storie di tutti i giorni. Oggi i sindaci, alla stegua di un marchese del Grillo dei nostri giorni, preferiscono circondarsi dei loro amici più stretti e dei servetti più mansueti, sempre proni e disponibili. Mi auguro che alla prossima non avremo Lerner, Saviano, Jebreal, Brosio, Scurati e Littizzetto.

 

 

 

 

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            by Rosario Rigano

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