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Cultura? Scelte opinabili.
Dare un
titolo altisonante ad una serie di iniziative di vario genere distribuite
nell’arco di un mese può disorientare il probabile utente. Dire “mese della
cultura” comporta delle responsabilità; e se poi le attrazioni sono un misto
di intrattenimento e avanspettacolo di bassa lega l’intento è miseramente
naufragato. Ciò serve ad “uniformare” l’utente; di conseguenza: Quando tutti
pensano allo stesso modo, nessuno sta pensando.
Punto
primo: Cos’è la cultura. Partiamo dal principio che la cultura non viene dai
sermoni o dalle prediche; la cultura è partecipazione, dibattito esperienze,
buoni esempi pratici, ma soprattutto è verità e non opinione altrui. Cultura di
pari passo con erudizione, creazione di consapevolezza e coscienza. Le famiglie
si disgregano; la scuola è allo sbando; i media propalano schifezze e porcherie;
la politica da’ una pessima immagine di sé stessa, in particolare quella parte
politica che a torto si è sempre ritenuta depositaria di valori culturali
incomprensibili. I predicozzi servono a poco.
Quando è
vera cultura che si recepisce, essa diventa contagiosa, ti pervade, ti illumina
e favorisce il dialogo, il feeling, il sentimento e il rispetto reciproco. Oggi
assisto alle rappresentazioni di giovani che fuggono dalla responsabilità di
crescere; non fanno esperienze sulla loro pelle e non maturano. Ma il loro è
tempo perso? Il tempo alla fin fine è relativo e il suo unico valore è dato da
ciò che noi facciamo mentre sta passando.
L’uomo
di buon senso non permette che gli si porti via neanche un minuto del suo tempo
che gli appartiene. L’unico tempo certo è quello passato. La vita è come una
commedia; non importa quanto sia lunga, ma come è recitata. Non è il caso che tu
creda di aver perso tempo e fatica se hai imparato per te stesso.
Qui al
sud, che più sud non si può per sudditanza, viene Galimberti che a suo modo mira
inutilmente ai giovani. Viene Vittorio Sgarbi (5.000 € + trasporto, vitto e
alloggio) per presentare il suo libro che nulla ha a che fare con questa città.
Viene Toni Capuozzo a raccontare le sue vicende professionali percepite in
prossimità di un teatro di guerra. Viene Paolo Mieli a fare il predicozzo con il
suo libro lontano dalle nostre realtà; in tutti e due i casi, un libro di guerra
può essere considerato un atto di valenza culturale ma, considerati gli autori,
di assoluto buon senso, diventano di natura e visione unilaterale. Viene Paolo
Crepet a filosofare, per i più eruditi e dal suo punto di vista, e farsi pagare
per dare “un responso”. Viene il cardinale Zuppi a predicare lo Ius Scholae ai
fini, poco velati, del referendum sulla cittadinanza (miseramente fallito).
(Ancora) le canzoni di Franco Battiato; la vita di Paolo Villaggio; la biennale
di Venezia. Tralasciamo le proposte locali che insieme alla Curia, da cui si
evince una fortissima ingerenza nella laicità delle istituzioni cittadine, e
Claudio Fava non so quali culture hanno inculcato ai presenti. Cinema, teatro e
Dante Alighieri per fare cultura? Storie antiche. Cultura? A casa mia si chiama
intrattenimento assai costoso o avanspettacolo di bassa lega se paghiamo persone
di altre regioni e di culture ideologiche per venire a presentare il loro libro
e noi addirittura a comprarlo. Siamo così oggetto di indottrinamenti, predicozzi
e sermoni. Se analizziamo il pedigree di tutti questi signori è tutto
sbilanciato verso una sinistra ideologica. Sono stati scelti nomi, non
contenuti. In altri momenti ha prevalso il frivolo e pure il banale, Litterio ne
è un esempio ma ha fatto audience, pazienza. Per il resto una notevole quantità
di eventi fanno riferimento alla Curia locale. Se poi a questi “eventi” sono
presenti una cinquantina di “eletti” locali, su cinquantamila abitanti,
l’intento è miseramente fallito; non è così che si fa’ cultura. Non c’è spazio
per i “disallineati” locali, a meno che non concordi con il sindaco sul fatto
che Acireale faceva parte della Magna Graecia.
La
ricerca sulla cultura si fa’ in silenzio, necessita tranquillità e serenità
nello stesso tempo e le pubblicazioni andrebbero poi condivise, discusse,
dibattute… qui, alla presentazione di un libro gli intervenuti si contano nelle
dita di una mano, a volte due… che città distratta.
L’ho già
detto ed anche scritto, qui certa politica ha un disperato bisogno di
visibilità, di likes, di lodi ed ossequi. Ecco spiegati gli “inviti” a noti vip
televisivi d’oltre stretto ma, la domanda che ci porremo è: fu vera cultura? Non
lo so, ma ritenendo di non essere così vip, mi sono messo di lato. È “ridicolo”
il politico che cerca di ammantarsi del suo più acerrimo nemico: “La Cultura”.
Spesso
si parla di cultura in modo generico ed inappropriato. Si suppone che la cultura
sia strettamente e solo legata alla funzione dei libri o delle pubblicazioni di
ogni genere ma oggi prevale la poesia di orientamento radical chic. Si spinge
solo e sempre nei luoghi delegati istituzionalmente alla concentrazione di libri
e queste sono naturalmente biblioteche, ormai in disuso per quanto concerne la
loro vera funzione, e librerie dove, per la presentazione di un libro
interverranno solo i parenti e gli amici più stretti. Io ho sempre sostenuto che
la cultura è figlia degli eventi e dei contatti umani di tutti i giorni. Cultura
come contatto umano, sociale, di scambio e di cornici culturali. Senza di ciò
potrai leggere mille o centomila libri ma non potrai mettere in atto nulla di
ciò che hai letto perché non avrai il contatto umano per mettere a frutto ciò
che hai imparato.
La
cultura spazia, è irrequieta, curiosa, irriverente mai ossequiosa, spesso
incauta e senza fini. Gli operatori seri della cultura osservano, valutano
l’impatto sociale a naso, poi riflettono ed infine si esprimono. Non hanno
fretta, non sono precipitosi e per colmare il divario con gli “avventori
culturali” sono spesso ironici.
La
cultura si manifesta nello scambio di opinioni. La cultura si evince nelle
risposte che fornisci non negli aforismi o nei trattati formulati da altri che
se pur condividi non sono frutto della tua formazione.
La
cultura è ciò che modella la tua personalità, il tuo modo di porgerti, di essere
e di rapportarti nella comunità. La cultura è l’unica opportunità di libertà che
dà il senso dell’infinito.
La
cultura non è ciò che ti hanno propinato a scuola bensì il cumulo di saperi ed
esperienze che hai vissuto sulla tua pelle. La cultura è anche la tua vita
vissuta nel territorio, il contatto con le memorie storiche viventi e con gli
eventi e le storie di tutti i giorni. Oggi i sindaci, alla stegua di un marchese
del Grillo dei nostri giorni, preferiscono circondarsi dei loro amici più
stretti e dei servetti più mansueti, sempre proni e disponibili. Mi auguro che
alla prossima non avremo Lerner, Saviano, Jebreal, Brosio, Scurati e Littizzetto.
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