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Fine del Parco Archeologico, Paesaggistico e Naturalistico  della "Valle dell’Aci

 

La mala politica, unica forma del potere oggi vigente sul nostro territorio, ha privato noi e le generazioni future della piena fruizione e godibilità del nostro ambiente paesaggistico e naturalistico, abbandonandolo, snaturandolo e vietando ai privati cittadini di intervenire in tutela dello stesso. La mala politica locale, provinciale e regionale è il disinteresse per la salute dei cittadini ed i favoritismi ad personam o ad lobbyes.

 

Dal primo convegno del 5 maggio 2015 nel Palazzo del Turismo del Comune di Acireale (sindaco Roberto Barbagallo) al convegno del 27 Ottobre 2018 nell'antisala Consiliare del Palazzo di Città di Acireale (sindaco Stefano Alì) i sindaci dei comuni in cui ricade il Parco Archeologico, Naturalistico e Paesaggistico della Valle dell'Aci (Acireale, Acicatena, Acicastello, Aci Sant'Antonio e Valverde) si sono disinteressati delle sorti di detto parco lasciando ad altri le decisioni del caso. Oggi anche il comune di Santa Venerina potrebbe perdere fruizione di parte del suo territorio a causa di un collettore fognario che occuperebbe due ettari e mezzo di area dei sei comuni etnei e questo a causa di mancate deliberazioni delle tre giunte scorse di Acireale che hanno sempre rinviato le decisioni decidendo così di non decidere. Oggi un commissario delegato dal Governo che agisce su tutto il territorio meridionale dell'Italia sta decidendo per noi tutti e piazzerà, probabilmente, gli scarichi fognari dei paesi pedemontani nel nostro mare.

Noi abbiamo tentato di far dialogare sindaci e consiglieri ma evidentemente i padrini politici hanno preferito che le cose andassero in questo modo. Chi pagherà il prezzo maggiore sarà indubbiamente la Città di Acireale e capro espiatorio sarà questo sindaco oggi in carica. Noi da parte nostra, come associazione culturale "Accademia di Arti e Culture" abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo ben e proficuamente operato per aprire alla pubblica fruizione dell'area del tempietto di Capomulini, salvo poi sentirci dire, dal neo direttore del Polo archeologico di Catania, nel totale silenzio dell'attuale assessore regionale ai beni culturali: "Nessuno ve lo ha chiesto di farlo". A tutto questo la città è rimasta silente e la politica locale ci è servita solo per qualche lampadina guasta o qualche buca nell'asfalto.

Fine anno saluteremo e ce ne andremo in altro comune.

Buona fortuna. 

Una cosa ci preme sottolineare, il lavoro che per 12 anni abbiamo svolto nel territorio in favore di scuole e studenti ma soprattutto per tutta la comunità che non ne ha capito la valenza e sempre a titolo gratuito, se utilizzato da altri che ad oggi sono stati alla finestra, sarà SCIACALLAGGIO ! Ne prendano atto.

 

Il convegno, di cui la locandina a lato, poneva l'attenzione sul destino, probabilmente già segnato del Parco archeologico, paesaggistico e naturalistico della Valle dell'Aci. La III^ commissione consiliare, la commissione ambiente, non si è presentata, i sindaci dei comuni interessati hanno disertato e quello di Acireale è passato per caso a dirci che le cose andavano come andavano. Oggi apprendiamo dalla stampa invitata dal Comune di Acireale, per mezzo di un'addetta stampa che non ci invita perchè non siamo per nulla servizievoli che il territorio sarà lasciato alle sorti che vorrà decidere il commissario straordinario per il meridione d'Italia.

  

   Riportiamo integralmente l'articolo di Meridionews

 

«Siamo alla conclusione di un problema che abbiamo da moltissimi anni: adesso tocca alla politica prendere delle responsabilità». Con queste parole il primo cittadino di Acireale Stefano Alì ieri mattina ha aperto la seduta consiliare convocata in maniera straordinaria: argomenti all'ordine del giorno erano i depuratori consortili da realizzare e il sistema fognario per lo smaltimento delle acque reflue. Nello specifico si è discusso il progetto di fattibilità pensato dal commissario per la depurazione delle acque Enrico Rolle, insieme al rup Ignazio Meli, al professor Attilio Toscano e all'ingegnere Francesco Grasso. Oltre agli esperti, la giunta comunale e i consiglieri, erano presenti in aula anche i sindaci di Santa Venerina, Aci Sant’Antonio e Riposto e Aci Castello.

 

Il disegno ideato da Rolle si concentra su due punti: il primo parla del nuovo sistema fognario da realizzare per raccogliere e collettare le acque reflue; mentre il secondo punto vede la realizzazione di due impianti depurativi che dovrebbero sorgere nel territorio acese: quello della zona Femmina Morta e quello di via San Girolamo. L’impianto di fognature previsto nel progetto misura 370 chilometri e dovrebbe coprire l’«agglomerato di Acireale» - così come definito nel progetto - il quale comprende anche Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, San Gregorio di Catania, San Giovanni la Punta, Santa Venerina, Valverde, Viagrande, Trecastagni e Zafferana. In questo agglomerato sono state individuate tre zone di servizio per la raccolta delle acque nere. Ciascuna di esse sarà servita da un impianto di depurazione: rispettivamente gli impianti di Pantano D’Arci, Femmina Morta e via San Girolamo. Gli ultimi due depuratori dovrebbero quindi insistere entrambi su Acireale. Il costo delle opere che comprende sia il sistema fognario che i depuratori dovrebbero aggirarsi sui 200 milioni di euro e per una durata che va dai quattro ai cinque anni.

 

«Stiamo parlando di un passaggio importante se si pensa che ci sono voluti molti anni affinché i sistemi di depurazione e di smaltimento delle acque venissero regolarizzati - spiega Rolle -. Dal 1991 l’Europa ha varato leggi sul sistema idrico integrato e nel 2004 sono scattate le prime sanzioni». I due depuratori servirebbero un agglomerato di circa 200 mila abitanti. Il depuratore San Girolamo servirebbe le frazioni marinare di Acireale e Guardia Mangano, Santa Venerina e Zafferana Etnea, mentre il depuratore di Femmina Morta farebbe capo alle città di Acireale, Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Aci sant’Antonio, Trecastagni (in quota parte), Valverde, Maugeri, Viagrande e San Giovanni la Punta (in quota parte). I restanti territori della provincia etnea che non fanno capo a questi due depuratori sarebbero serviti dal depuratore già esistente di Pantano D’Arci.

 

Una svolta, dunque, sembra essere arrivata in una situazione che dal 2012 rimane in fase di stallo. Sebbene non è stato ancora definito quando i lavori avranno inizio. Da anni infatti si discute sulla necessità di avere un depuratore che serva tutto l’hinterland acese fino ai paesi di San Gregorio e San Giovanni la Punta, ma finora niente è stato fatto. Fino al 2015 si pensava che tutti i paesi dell’hinterland dovevano essere serviti da un unico depuratore, mentre da qualche anno a questa parte ha preso sempre più piede l’ipotesi dello spacchettamento di un unico sistema in più punti. Nel frattempo le sanzioni dell’Europa sui Comuni del circondario sono destinate a essere sempre più elevate qualora non si ricorresse a un sistema di depurazione.

 

E se da un lato la situazione sembra sbloccarsi con la discussione di un progetto di fattibilità, dall'altro lato rimangono le perplessità di sindaci di alcuni Comuni limitrofi ad Acireale, dubbi suffragati da molti consiglieri comunali Acesi. Le perplessità dei politici riguarderebbero infatti le possibilità di inquinamento causate dallo scarico dei fanghi che andrebbero a riversarsi sul tutto il territorio, andando a colpire anche punti sensibili come le coste e altre zone a predisposizione turistica, generando un boomerang per la crescita e, quindi, per il turismo. Il Consiglio comunale acese chiede a gran voce che i lavori vengano supportati da studi sul territorio, visto che sono presenti molte aree protette da vincoli paesaggistici, archeologici e a rischio idrogeologico. Uno dei punti messi al centro della discussione da molti consiglieri è il torrente Lavinaio-Platani, vicino a cui dovrebbe sorgere il depuratore di via San Girolamo. «Il torrente Lavinaio-Platani è soggetto ad allagamenti durante le piogge, tuttavia abbiamo individuato un punto dove il pericolo non sussiste», dice il rup Ignazio Meli. A preoccupare sarebbe anche la vicina area archeologica del Parco delle Aci, ma Meli afferma che «il sovrintendente ci ha riferito che non c’è alcun tipo di vincolo in questo senso». Nota: Noi chiederemo al sovrintendente una risposta scritta perchè nutriamo seri dubbi su questo. Inoltre, sempre alcuni consiglieri si sono trovati contrari all’idea di avere più depuratori, avanzando la proposta di far confluire tutti gli scarichi in un unico depuratore, ovvero quello di Pantano D’Arci.

 

Su quest’ultimo e altri punti, anche Enrico Rolle prova a replicare. «Spetta alla Regione individuare le modalità di smaltimento di fanghi, attuando anche le tecniche di minimizzazione. Le acque possono essere riutilizzabili - continua - Chi è preoccupato sul possibile inquinamento delle coste, dico solo che finora non è capitata mai una cosa del genere. Bisogna soltanto realizzare gli impianti nella maniera adatta: penso per esempio alla costiera sorrentina, dove non c’era la conformazione del territorio, così l’impianto è stato fatto in galleria: oggi quella zona è uscita dalla procedura d’infrazione». Rolle poi risponde alla possibilità di far rimanere un unico depuratore, dicendo che questa ipotesi non sarebbe possibile perché «non ci sono le condizioni idrauliche».

 

PER LA SERIE: CE NE SIAMO LAVATI LE MANI.

 

 

Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture"

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