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Geraci Siculo (Palermo)
 
 
 
 

 

 

   Il territorio di Geraci Siculo fu abitato sin dall'epoca preistorica, come testimoniano i reperti rinvenuti nelle campagne limitrofe. Oggi questi oggetti sono esposti nel Museo Minà Palumbo di Castelbuono e nel Museo Archeologico di Palermo.

 

   Età antica

  La colonizzazione greca dell'isola avvenne dall’VIII sec. A.C. ma interessò il territorio geracese solo poco dopo il 550 a.C., furono loro che assegnarono all'insediamento il nome Jerax, avvoltoio, poiché la Rocca era abitata da questi predatori. Nel 241 a.C. Geraci era un importante insediamento romano. Le Madonie entrarono infatti a far parte della sfera culturale del mondo greco-romano e poi bizantina.

 

   Età medievale

  La zona di Geraci Siculo continuò a essere popolata anche durante l'età alto medievale, come testimonia il ritrovamento di alcuni frammenti risalenti al periodo della colonizzazione agricola della campagna madonita. Notizie certe riguardanti specificatamente Geraci si hanno dall'840 d.C., data della conquista saracena. Durante la dominazione il Castello, che vi si trovava già da prima, fu ampliato e fortificato.

 

   Grazie alla Tesi di Laurea della Prof.ssa Maria Castello di Geraci appassionata di storia patria, si dare al lettore alcune notizie sulla preistoria locale.

 

   Da alcune notizie orali provenienti da varie fonti e da alcuni indizi presenti nel territorio, sembra che il Centro sia stato abitato in epoca preistorica.

 

   Gli oggetti rinvenuti nel territorio oggi esposti nel Museo “Minà Palumbo” di Castelbuono e nel Museo Archeologico di Palermo risalgono al periodo “Eneolitico” cioè a quel periodo che indica gli aspetti culturali delle genti preistoriche già in possesso dei metalli: il rame per le armi e gli arnesi, l’oro in alcune regioni per gli ornamenti. L’Eneolitico non ha una posizione cronologica e stratigrafica ben accertata, ma si può considerare come l’aspetto finale del periodo “Neolitico”.

 

  “Dall’agro di Geraci provengono un frammento di coltello di selce grigia a sezione tropezoidale (pietra di Silice usata per le armi) di mm. 33x15 rinvenuto nel 1876”.

 

   Nel 1869 nella Contrada Calabrò fu trovato un coltellino di “Ossidiana” (Roccia di origine vulcanica, formata da una massa vetrosa di colore nero o verde scura usata per armi e arnesi), e nel 1872 nella Contrada Pintorna un “grattatoio” di quarzite rovinato dall’uso, misurante mm. 41x18.

 

   Nel 1878 furono rinvenuti un “grattatoio” di selce, sei pezzi di selce lavorata con diversi colori, di forma atipica, per cui non si può con certezza stabilire l’uso; un frammento di coltello di quarzite e un grattatoio di selce bruna a sezione triangolare con i margini seghettati per l’uso, lungo mm. 58, largo mm. 26.

 

  Da “Guglimmorta” (Contrada del territorio di Geraci) provengono alcune schegge di “Ossidiana”. Tutti questi oggetti furono trovati da Salvatore Miceli e furono donati al Museo Minà Palumbo di Castelbuono, della cui collezione fanno parte.

 

   Nel territorio di Geraci fu trovato un vaso a clessidra con alto piede e fu donato dal Comm. Sciajno al Muso Archeologico di Palermo. Il vaso ha una ansa a nastro leggermente sormontante; la superficie è incamiciata di colore rosso. E’ decorato nella parte superiore con delle linee brune che si uniscono ai vertici; e nella parte inferiore si hanno delle fasce a reticolato. Nella base si hanno una serie di piccoli denti di lupo e lo stesso motivo si ripete nella parte interna della coppa superiore attorno al labbro. Per la sua decorazione, fasce brune su fondo rosso e per la tecnica di lavorazione si può assegnare al periodo “Eneolitico”.

 

   A qualche Km. a Nord di Geraci nel 1927, in una insenatura il cui accesso era ostruito da terra e pietrame fu trovato un vaso fittile che purtroppo nell’essere rimosso si ruppe. All’interno del vaso c’erano due ossa e due oggetti di colore scuro a macchie gialle.

 

Attraverso la descrizione fatta dalla persona che lo trovò, pare si sia trattato di due aghi e di due ossa. Il vaso aveva la forma di una pignatta bianzata con le anze sotto il labbro e doveva avere una grandezza considerevole...... circa 40 cm. Altri frammenti  furono trovati nel territorio e tutti con alcune interessanti decorazioni a incisione. Sono frammenti il cui spessore varia dai 20 ai 26 mm. fatti di impasto rozzo e mal cotto e dovettero costituire vasi di dimensioni piuttosto grandi a parete spessa ed appena levigata.

 

   Di recente scoperta sono alcuni frammenti medievali a Guglimmorta tra i torrenti “Mulini” e il fiume “Pollina”. Si tratta della colonizzazione agricola della campagna madonita alla fine dell’età antica, forse in epoca “bizantina”.

 

   Sono stati rinvenuti una “Lucerna Romana Con Marchio di Fabbrica “P” di Panormus del V/VI secolo d.C. e un grande vaso di cocci di epoca tardo medievale.

 

  Sono pochi elementi, ma  indizio certo dell’esistenza di vita preistorica nel nostro territorio. Ancora oggi è possibile notare lungo i percorsi meno conosciuti del nostro incontaminato territorio, luoghi e “orme” che indicano la presenza umana in epoca abbastanza remota. 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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