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Longi

(Messina)

 

 
 
 

 

  

   Il piccolo centro  montano ricade all’interno di un patrimonio naturalistico e paesaggistico non indifferente, con peculiarità  che gli permettono di distinguersi per numero di specie animali e vegetali da altri territori. Passando da una latitudine minima di 250 metri s.l.m. fino alla massima di 1727, si capisce bene la ricchezza e la diversificazione naturalistica e ambientale. Longi può vantare ancora spazi incontaminati e area pulita, bellezze territoriali dove il tempo sembra essersi fermato. Un ecosistema ancora ricco, meta di chi ha voglia di ritrovare la natura e i luoghi sani e tranquilli.


   Longi è adagiato su un terrazzo naturale, dominato a nord dalle Rocche del Castro, massiccio spesso innevato durante i mesi invernali. La composizione rocciosa di natura calcarea risale all’era mesozoica, una particolarità  all’interno del tessuto montuoso siciliano. Questi rilievi, infatti, si differenziano rispetto a quelli delle Madonie, dei Sicani, dei monti del palermitano e a quelli del trapanesi. I calcari di queste rocce sono un mistero e un anomalia per tutti i geologi. Oggi sono il rifugio naturale dell’aquila reale e del grifone, reintrodotto di recente all’interno del Parco dopo la sua estinzione. Il nome del monte è ancora oggetto di tesi diverse e contrapposte. Alcuni studiosi ipotizzano origini sicane, altri sicule o greche, una risoluzione unilaterale è ancora lontana.

 

   Ma la storia millenaria delle rocche è testimoniata dai resti di un’ antica fortezza, una torre di avvistamento, simbolo di un insediamento del VI secolo dopo Cristo. Natura e cultura si fondono in un sito che può essere visitato percorrendo una stradina che parte da Portella Gazzana, nonostante la strada sia sterrata. Tragitto alternativo per gli appassionati di trekking passa attraverso la contrada comunale di Filipelli, che può essere raggiunta in macchina. A nord della piccola frazione si dirama una strada che condurrà in località  Migghino, uno dei posti più belli delle Rocche del Crasto, teatro d’estate di diverse manifestazioni. Da lì è possibile vedere il mare e il profilo delle isole Eolie.


   Invece, ai piedi di Longi, nella zona più bassa, in direzione del vicino paese di Frazzanò, troviamo la Stretta, ’stritta’, punto dove le montagne sembrano toccarsi. L’affluente del Fitalia, il torrente Milè, divide i rilievi montuosi, creando una gola naturale. Nel corso del tempo l’acqua ha scavato questo varco roccioso, che non ha simili in tutta la zona nebroidea. Si trova a pochi minuti dal centro abitato, raggiungibile parzialmente in macchina, poi si continua a piedi ed è consigliabile rivolgersi ai tour operator locali o alla sezione del Cai, che periodicamente organizzano delle escursioni.


   Lasciando i siti più vicini al centro abitato e proseguendo per le contrada di Crocetta, Stazzone e Pado, si arriva a Portella Gazzana, che conserva ancora le rovine del ‘Casino’, la residenza estiva del duca. L’albero che domina il posto è il nocciolo, un tempo, insieme alla coltura del grano, risorsa economica di grande rilievo per il paese. Nei paraggi, in contrada Petrusa, è stata costruita un’area attrezzata per tutti i visitatori. Lasciando Portella Gazzana, dopo qualche chilometro, si arriva al secolare bosco di Mangalaviti.

 

   La strada di collegamento è stata recentemente oggetto di lavori di riqualificazione e quindi si può tranquillamente transitare in macchina. Il percorso presenta profonde curve, ma è immerso nel verde, lontano dal intervento dell’uomo, e permette quindi di godere del panorama e dei colori del bosco. Da un paesaggio piuttosto arido di vegetazione si passa a un bosco fitto, costituito da antichi faggi, aceri, frassini e nel sottobosco trova posto il pungitopo, la rosa canina e l’ agrifoglio, specie ormai considerata a rischio estinzione. Ci sono anche degli esemplari di ‘abies nebrodenis’ e di ‘ tasso baccato ‘, che fanno del bosco una rarità  in tutta Europa. Una vera perla per gli appassionati, soprattutto per i botanici, il bosco racchiude anche diversi piccoli corsi d’acqua. Il luogo è ricco di biodiversità , conserva e custodisce differenti specie animali, di grandi e piccole dimensioni. Dalla martora, alla donnola, al gatto selvatico. Ma anche ghiri e diversi uccelli: merli, cornacchie, scriccioli. Di recente sono stati creati dei percorsi didattici, distinguibili per la presenza di staccionate in legno, che permettono escursioni e passeggiate sicure fin dentro il bosco. Arrivati a una certa altezza, in uno spiazzo naturale che offre uno scenario di indimenticabile bellezza, si trovano le ‘ case di Mangalavite ‘, restaurate da poco dall’amministrazione comunale che vuole farne un centro d’accoglienza turistica.

 

   Proseguendo, delle tappe obbligatorie sono i rilievi della Serra del Re e Monte Soro, vetta che oltrepassa i 1840 metri d’altezza. Alle pendici nord-orientale del monte si estende il Lago Maulazzo, invaso artificiale creato intorno ai primi anni Ottanta. Proseguendo per altri 6 km,troviamo il secondo lago, il Biviere, ricadente nel territorio del comune di Cesarò.

 

   La particolare flora che cresce lungo il suo perimetro varia a seconda del livello delle acque del lago, si possono distinguere 6 fasce di vegetazione, in base alla specie dominante. Ma è d’estate che il lago regala uno spettacolo meraviglioso: si colora di rosso per la fioritura della euglena sanguinea, una migro alga. Il posto offre zone ideali per il campeggio e per escursioni a piedi. Per raggiungere questi siti è consigliabile l’uso di un fuoristrada, la strada asfaltata si interrompe dopo le case di Mangalaviti lasciando il posto a quella a terra.


   Un altro sito naturale di estrema bellezza, che ricade però nella contrada mamertina di San Basilio, è la cascata del Catafurco. Percorrendo la S.P. 157 in direzione di Galati Mamertino, oltrepassando il ponte Milè, circondato da vecchie abitazioni che ricordano l’antico borgo contadino, si sale verso la frazione e dopo circa 5 km si giunge a destinazione. La strettoia rocciosa nei mesi invernali e primaverili regala una piccola cascata, con un salto di trenta metri. La cavità  creata dal torrente Sanbasilio ha creato una bellissima cavità  denominata la ‘marmitta dei giganti’.


   Più vicino a Longi, invece, è la contrada Liazzo. Lo scorso inverno è stata creata una parete di arrampicata. Una delle poche della zona, presenta diversi gradi di difficoltà , scalate pensate per i bambini ma anche per gli adulti. Le bellissime montagne si prestano armoniosamente a questo tipo di sport che conta sempre più appassionati. Sarà  anche possibile effettuare escursioni e  trekking, attraverso i sentieri naturalistici guidati.

 

   La storia del castello medievale ha inizio con il rafforzamento delle strutture militari del territorio, che si verificò intorno al secolo VIII.

 
   L’edificio non ha avuto una funzione prevalentemente di sorveglianza, è  testimoniata dalla cerchia muraria difensiva.


   Il castello oggi non presenta alcun particolare stilistico al quale si potrebbe far riferimento. Solo i resti di una finestra monofora, con arco acuto e strombato profondamente, mettono in evidenza un elemento strutturale tipico dei Normanni. La struttura, che sovrasta tutto l’abitato, appare sopraelevata da una parte rispetto al livello della strada. Ma, della lettura esterna e dalla planimetria, sembra solo un palazzo che nel tempo è stato fortificato per ragioni difensive e reso autosufficiente grazie alle varie parti che lo componevano: il cortile, la cisterna, le stalle, i magazzini, le cucine, le camere, ecc.


   La parte più antica è quella a nord-est, più vicina al passo del fiume. Al 1600 risale, invece, la parte del piano terra che si protrae verso la piazza. Il portale d’ingresso, che sulla chiave dell’arco porta lo stemma in pietra dei Lancia (un leone rampante coronato), è seguito dal cortile che lega le due parti. Gli ultimi ampliamenti e i miglioramenti apportati all’intera struttura furono eseguiti tra l’700 e l’800 con la costruzione del piano sopraelevato o cosiddetto nobile, al quale si accede da uno scalone esterno in pietra che costeggia un breve incamminamento ricavato nello spessore della cortina muraria esterna. All’interno, la parte più interessante artisticamente è quella settecentesca, abitata fino alla morte dalla Duchessa Zumbo, vedova di Vincenzo Loffredo, Duca D’ Ossada. Dalla lettura iconografica delle pitture esistenti in alcune stanze, dalle decorazioni, dai mobili e dalle porte si possono dedurre gli ultimi interventi, avvenuti nel secolo scorso dei quali alcuni portati a termine, altri mai ultimati.


   Sono due le camere di rilevanza storico storico-artistica: la prima ha un soffitto a crociera delimitato da una cornice dipinta aggettante che forma quattro medaglioni angolari. Al centro vi e raffigurata, entro schemi architettonici, arricchiti da un drappeggio movimentato e di grande effetto plastico, S.Caterina prostata al cospetto di un re su un trono attorniato da soldati e cortigiani. Nell’altra camera vi sono rappresentate, sempre con tecnica con “affresco”,  soggetti naturalistici e archeologici molto usati dagli artisti del 700, in riferimento al fatto che l’Italia stava vivendo con i primi scavi archeologici in recupero dell’antichità  classica greco-romana.


   Attualmente il castello e di proprietà  della ” banca di credito cooperativo della valle del Fitalia ” in cui, in alcune ale dell’edificio, sono situati gli uffici principali. Ciò nonostante le aree del castello di rilevanza artistica e archeologica sono visitabili.

 

 

 
 
 
 

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