I primi insediamenti abitativi nel territorio di Monforte San Giorgio risalgono alla fine della prima età del bronzo (sec. XV a.C.) come risulta dai ritrovamenti archeologici in contrada Pistarina, località impervia e lontana dall'abitato di Pellegrino. Si deve ritenere che i primitivi abitatori appartenessero ai Sicani, cioè alla prima popolazione della Sicilia di cui possa veramente dimostrarsi l'esistenza. E proprio sulle pendici del colle su cui sorge il paese, non lontano dalla strada che porta al santuario dell'Immacolata, gli archeologici hanno individuato alcune grotte che erano state adibite a tombe tanti antichi antichi abitatori della sicilia.
In epoca greca e romana furono soprattutto le sponde dei torrenti ad essere abitati e particolarmente quelle del Niceto, dove si sono avuti significativi ritrovamenti archeologici: una necropoli di epoca greca nella zona di Bonerba ed un tesoretto costituito da pregiate monete del V secolo a.C. ritrovato nel 1947 in contrada Annunziata.
L'importanza del torrente Niceto nell'antichità è sostenuta da numerosi storici: si pensa che lungo le sue sponde sorgesse un tempio dedicato a Diana Facellina con un centro abitato detta Artemisio. Il nucleo di Monforte ebbe origine durante la resistenza all'occupazione della Sicilia da parte dei Mussulmani.
Essa a Monforte fu organizzata dai monaci bizantini, fuggiti dall'Oriente per sottrarsi alle persecuzioni durante la lotta contro le immagini sacre (813-820), trovato asilo nelle grotte precedentemente usate dai Sicani come sepolture, essi diedero vita a due comunità religiose organizzate secondo le regole di San Basilio da Cesarea (monaci basiliani).
Al primo apparire del pericolo mussulmano i monaci costruirono un castello sull’alto del colle ed organizzarono la popolazione per resistere all’invasione.
Questo castello e quelli di Rometta, Taormina, Miqus (Monte Scuderi) costituenti un formidabile quadrilatero, formavano un organico sistema di difesa. L’invasione mussulmana della Sicilia iniziata nell’827 ebbe termine nel 965 con la caduta di Rometta. Nel 1061 una spedizione normanna guidata dal conte Ruggero di Altavilla e dal fratello maggiore Roberto iniziò la conquista della Sicilia. Dopo aver preso Messina e Rometta, i Normanni passarono per Monforte.
Le comunità monastiche prima ospite nelle grotte del colle diedero vita a due distinti monasteri: quello di S. Nicola e quello di S. Anna; tali monasteri da Re Ruggero, figlio del Gran Conte, nel 1131 furono dotati di cospicui possedimenti e sottomessi all’abate del monastero del SS. Salvatore di Messina il quale prese il nome di Archimandrita, cioè capo dei monasteri da lui dipendenti. Il nome del paese, Montisfortis, compare per la prima volta in un documento che porta la data del 1104, mentre il geografo arabo Al Idrisi chiama il paese Munt da furt (monte dei forti) forse ricordando il comportamento eroico tenuto dagli abitanti della zona nella resistenza contro i Mussulmani. Il Castello di Monforte ebbe importanza soprattutto nel periodo svevo e in quello angioino. L’imperatore Federico II lo incluse tra i castelli che per la loro importanza nel sistema difensivo dell’isola erano controllati direttamente da lui. Grande fu la fiducia che ebbe nel castello di Monforte Carlo I d’Angiò: su di esso contava particolarmente per respingere sollevazioni popolari.
A partire dal 1357 entrò in possesso della famiglia Alagona, come baronia. Nel 1393 il Re Martino confiscò il feudo al barone di Monforte Blasco Alagona, accusato di tradimento poiché aveva partecipato ad azioni di guerriglia contro di lui, e lo aggregò alla città di Messina. Successivamente Martino, rimangiandosi quella decisione, assegnò Monforte in feudo alla famiglia Cruillas dalla quale passò nel 1405 per vendita a Nicolò Castagna. Furono baroni di Monforte i discendenti di Castagna, quindi i Saccano. Poi a partire dal 1596 Monforte fu soggetto ai Moncada, gli ultimi signori del paese, che dal 1628 ebbero il titolo di principi. Monforte San Giorgio sorge a 260 metri sul livello del mare. Offre un incantevole scenario paesaggistico e naturalistico, viaggiando attraverso la tipica genuinità.
Sono 3200 le anime che popolano il centro e le due frazioni Pellegrino e Monforte Marina.
L'Economia agricola poggia su agrumeti, uliveti e nell'area marina notevole è la produzione della smergia, il pregiato frutto tipico dell'interland.
Il settore edilizio resiste, mentre l'artigianato arranca nel centro collinare per cedere il passo allo sviluppo imprenditoriale di Monforte Marina, dove c'è un pullulare di nuove iniziative. La vita sociale del comune è animata dalle società sportive e dalle associazioni culturali.
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