Naso (Messina) | | | |
| Davanti le Isole Eolie, alle spalle il verde dei Nebrodi: è questo lo splendido scenario naturale che incornicia Naso, antica, ricca di storia, di arte e tradizioni. Secondo le fonti storiche, a fondare il primo nucleo abitato, con il nome di Naxida, sembra sia stato un gruppo di coloni greci provenienti da Tauromenion, l’antica Taormina. Le guerre e i continui saccheggi, spinsero però i coloni a muoversi ancora, alla ricerca di un insediamento più sicuro che trovarono non lontano in un preesistente villaggio denominato Neso ed in seguito, Naso. La tranquillità del luogo e la posizione favorevole richiamarono una moltitudine di gente, tanto da far crescere notevolmente il primitivo insediamento. Su Naso, si comincia ad avere notizie certe sotto il dominio dei Normanni. Da alcuni documenti si ricava che il conte Ruggero divise il territorio di Naso tra il Vescovato di Patti e Lipari ed il fedele cavaliere Goffredo di Garres. Intanto la presenza normanna favoriva l’insediamento dei frati Basiliani i quali costruirono un grande monastero esercitando un importante ruolo, non solo religioso, ma anche logistico.
Si deve a Federico Secondo, nel 1206, la riunificazione del territorio esclusivamente sotto il dominio del Vescovato. Diventato feudo, Naso passò sotto il controllo della nobile famiglia dei Barresi. Dal 1300 e fino alla prima metà del Seicento, la migliore aristocrazia locale si alternò alla guida del feudo. Ai Barresi si sostituirono gli Alagona, ai quali fu concesso il privilegio del “mero e misto imperio”. Nel 1400, fu re Martino, dopo averla tolta proprio ai Barresi, a concedere ai Vinciguerra la Baronia, intanto diventata di Naso. Altre famiglie che esercitarono il dominio furono i Ventimiglia, i Cardona, i Ponzdeleon e i La Rocca.
Con il notevole aumento della popolazione registrato tra il XIV ed il XVI secolo, il paese si sviluppò anche urbanisticamente, inglobando zone distanti dal primo nucleo abitativo. Furono costruite case, chiese e palazzi, ma anche una cinta muraria, a protezione dell’agglomerato urbano, fornita di due porte d’accesso: la porta del Castello e la Marchesana. A restare fuori dalla cinta muraria, il borgo di Bazia anch’esso, come il centro urbano, di antichissima fondazione. Urbanisticamente ebbe grande valenza la realizzazione del Monte di Pietà e del nuovo Ospedale dedicato a Santa Maria della Pietà. La tranquillità del posto richiamò a Naso vari ordini monastici. Nel 1475 arrivarono i frati Minori Osservanti di San Francesco seguiti dai Cappuccini. Le cronache del ‘600 e del ‘700 parlano di frequenti terremoti, l’ultimo dei quali, nel 1786 provocò la distruzione del castello e della cinta muraria, peraltro già gravemente danneggiati. La ricostruzione vide in parte la trasformazione dell’antico centro abitato, Nuovi palazzi, espressione della nuova aristocrazia, si sostituirono alle costruzioni dirute. Nel 1868 il Monte di Pietà diventò circolo ricreativo, mentre il teatro Alfieri, nel 1873, prese il posto del Castello. Nel 1820, abolito il feudalesimo, veniva eletto il primo sindaco. Intanto la baronia del principe di Roccavaldina che fino al 1800 vantava il dominio sulle terre adicenti a Naso, cominciò a disgregarsi. Il territorio fu frazionato in lotti e venduto: Capo d’ Orlando fu acquistato da Naso, diventandone la più popolosa contrada. Ben presto però, si diffusero le prime pretese autonomiste. Il livello socio-economico raggiunto dalla frazione infatti, introdusse fermenti di libertà e di indipendenza tanto da indurre Naso ad istituire sul luogo una sezione dello stato civile, preludio alla concessione dell’autonomia. Il 25 giugno 1925 con la legge numero 1170 veniva istituito il comune di Capo d’Orlando, mentre Naso perdeva la sua frazione più importante ed una parte cospicua del suo territorio.
I fasti e la gloria di Naso antica, affiorano sopratutto dal cospicuo patrimonio d'arte che il centro ancora conserva. Di epoche storiche diverse, le testimonianze artistiche ed architettoniche più significative si segnalano sopratutto per la coesistenza e la stratificazione di stili compositi, frutto dell'influenza di varie correnti culturali. Di grande interesse è la Chiesa Madre, dedicata ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo, non solo quale riferimento sacro dei Nasitani, ma sopratutto per la sua valenza storico artistica.
A tre navate, in stile rinascimentale, la chiesa conserva innumerevoli opere d'arte, pitture e sculture, in particolare. Caratteristica, la presenza di ben dieci altari laterali dedicati a vari Santi. Molto interessanti un Crocifisso ligneo del '600 e un tabernacolo gaginiano. Il campanile adiacente ha apice piramidale, mentre sul prospetto è inserito un antico orologio. A dominio della sottostante vallata è la chiesa di San Cono, protettore del centro nebroideo del quale, in una splendida cripta, autentico capolavoro del barocco siciliano, si custodiscono le spoglie mortali. La chiesa può essere considerata uno straordinario gioiello dell'arte cinquecentesca con i suoi archi in pietra sorretti da colonne e capitelli in stile dorico. Pitture di autori vari ascrivibili temporalmente al '600 completano l'arredo dell'edificio chiesastico. Da sempre ammantate di mistero, suscitano curiosità ed interesse le catacombe della chiesa. Di notevole pregio architettonico è il campanile annesso, l'unica struttura dell'edificio originale, di vera epoca quattrocentesca. La chiesa del Santissimo Salvatore si distingue per il suo splendido prospetto barocco, il sagrato in cotto nasitano e la doppia torre campanaria. All'interno, completano l'arredo sacro un trittico marmoreo di Antonello Gagini raffigurante le sembianze della Vergine degli Angeli che stringe il Bambino, una statua in legno raffigurante la Madonna col Bambino ed altri capolavori d'arte. Dalla chiesa prende il nome l'omonimo rione. Un'altra importante presenza artistico - architettonica è rappresentata dal Convento dei Frati Minori Osservanti di San Francesco. Ubicato su un poggio a dominio della vallata sottostante, il cenobio ha subito nel tempo vari rimaneggiamenti.
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