Pace, San Filippo, Santa Lucia del Mela (Messina) | | | |
| Pace del Mela | | |
| L'abitato di Pace del Mela si adagia su una dorsale che dalle pendici del Serro Finata (un'altura rocciosa e solitaria) declina verso la vallata di Giammoro. Ha un'altitudine di 130 metri s. m. e dista 2,5 km. dalla statale 113, fiancheggiata dalla moderna autostrada Palermo- Messina. Alle sue spalle si estende la catena montuosa dei Peloritani, a sinistra si scorge proteso sul mare, lo sperone di Tindari, di fronte la penisoletta di Milazzo, le Eolie, e la fascia costiera verso Capo Faro. Il centro di Pace del Mela si distingue in Pace Superiore(151m.) e Pace inferiore(114m.),in passato in accanito antagonismo, in quanto il quartiere alto ostentava un'antica nobiltà, e quello basso, un maggior benessere economico. Pace del Mela è un Comune giovane. Conquistò la sua autonomia il 18 luglio 1926, in attuazione della legge, 14 aprile 1921 n. 498. Ma solo con il 1 gennaio 1928, divenne autonomo a tutti gli effetti e con tutti i relativi uffici. Precedentemente era una frazione del Comune di S. Lucia del Mela. Nonostante l'autonomia, tuttavia, fino al 1982 non era ancora definita la delimitazione territoriale tra i due comuni e la relativa divisione del patrimonio.
L'elevazione a Comune per Pace del Mela, rappresentò una vera conquista, perché permise un sorprendente sviluppo in ogni campo: edilizio, industriale e commerciale. Nel corso del tempo, vennero erette svariate opere pubbliche ad esempio, l'edificio scolastico delle elementari di Pace centro, la scuola materna di Pace centro e di Giammoro, la sede Municipale, la rete interna ed esterna dell'acquedotto civico, il mattatoio comunale, gli impianti sportivi, la scuola media statale ecc.
Il territorio del Comune, coincide in gran parte con l'antico feudo di Trinisi, ed ha un'estensione di ha 1210. Andando più indietro nel tempo, alcuni ritrovamenti archeologici lasciano intravedere un passato che affonda le sue radici nel periodo classico. Interessante e suggestiva è la tesi avanzata dallo storico Padre Giovanni Parisi che colloca nel territorio di Pace del Mela, l'antico Nauloco, il vasto bacino navale di fronte al quale il 36 A.C. ebbe luogo lo scontro tra le flotte di Cesare Ottaviano e di Sesto Pompeo. Tuttavia questa ipotesi non è stata pienamente accettata da alcuni studiosi(vedi ad esempio il noto archeologo Claudio Saporetti).
San Filippo del Mela I primi insediamenti, nell'attuale territorio comunale, in base ad alcuni reperti archeologici ritrovati, si fanno risalire all'epoca greco-romana. Si suppone infatti che ad Archi, alla foce del torrente Floripotema si trovasse il canale navigabile costituente l'imbocco del Nauloco, ampio bacino in grado di accogliere le 300 navi della flotta di Sesto Pompeo che il 3 settembre del 36 a.C. fu sconfitto dalla flotta di Ottaviano Augusto al largo di Milazzo. Il conte normanno Ruggero d'Altavilla vi fondò, in seguito ad un voto per una vittoria sugli Arabi un'abbazia, dedicandola a San Filippo d'Agira, e la affidò ai monaci basiliani; il toponimo è attestato per la prima volta in un documento di donazione del 1088. Il monastero fu dotato di diritti angarici e l'abate aveva diritto ad un seggio nel braccio ecclesiastico del parlamento siciliano. Nel 1094 il monastero di San Filippo, originariamente assegnato al vescovo di Messina, passò sotto la giurisdizione di quello di Patti e, nel 1206, alla prelatura nullius di Santa Lucia del Mela, costituita da Federico II di Svevia. Presso l'abbazia sorse un casale, le cui vicende continuarono ad essere legate alla storia di questa. Nel 1355, Federico II d'Aragona la riconobbe come "ente ecclesiastico di regio patronato" e la dotò di privilegi ed immunità. Data per rovinata nel 1542 in seguito ad un terremoto, fu parzialmente ricostruita alla fine del secolo ma subì nuovi gravissimi danni in seguito ad un nuovo terremoto del 1693. Dopo una visita di monsignor De Ciocchis del 1742 è descritta in rovina per la sua antichità e nella seconda metà dello stesso secolo venne sostituita dall'attuale duomo. L'ultimo abate fu Antonio Franco Basile, nominato nel 1857 da Ferdinando II di Borbone. San Filippo, amministrativamente dipendente da sempre da Santa Lucia del Mela, ottenne l'autonomia comunale il 16 ottobre 1853. Il suo territorio fu teatro di gran parte degli scontri traBorboni e Garibaldini (supportati questi in massa dai filippesi) nei giorni precedenti alla battaglia di Milazzo del 20 luglio 1860. Nel 1877, al toponimo fu aggiunto l'appellativo di "del Mela", dal nome del fiume che scorre a ovest del territorio comunale e che ne è in parte confine. Santa Lucia del Mela Le origini di Santa Lucia del Mela (l'antica ManKarru), cittadina collinare dell'entroterra tirrenico, si perdono nella notte dei tempi. Reperti archeologici, tra i quali due tombe del secolo II a.C. rinvenute nel 1970 in contrada Càttera, e le notizie storiche-letterarie, che ritroviamo in molti libri e in vari documenti di analisti di luoghi, attestano la presenza, in tutta la valle del Mela, di insediamenti greco-romani. L'antico nome ManKarru viene abbandonato per fare posto a quello cristiano di Santa Lucia nel 1094, quando il Conte Ruggero, per adempiere al voto che aveva fatto in caso di vittoria sugli Arabi, fece innalzare una Chiesa ai piedi del Castello dedicandola alla martire romana Santa Lucia di cui era gran devoto. Al nome di Santa Lucia viene aggiunto il toponimo Mela subito dopo l'unificazione d'Italia, per distinguerla da altri Comuni omonimi. Trae il suo toponimo dal torrente Mela dal quale Milazzo prese nome e nel cui porto sfociava.
Parallelo al Mela scorre il Floripotema, che sbocca ad est di Milazzo nei pressi di Archi. Tra questi due torrenti, sul declivio del Makkaruna o ManKarru, sorge Santa Lucia del Mela. Sembra che anteriormente si chiamasse "Facellino", come il torrente sulla cui sponda sinistra, Padre Giovanni Parisi (eminente scrittore e storico) ubica un tempio dedicato alla dea Diana Facellina (o Artemide), dal quale proverrebbero le colonne della Chiesa dell'Annunziata.
Sono stati molti, gli studi che Padre Giovanni Parisi ha dedicato alla ricerca della precisa ubicazione, nella valle del Mela, del tempio dedicato a Diana Facellina. La stessa valle ove doveva sorgere, dipendente e non molto distante dal Facellino, l'Artemisio (così denominato per riferimento ad Artemide), luogo di convegno e rappresentanza del Tempio e il Nauloco, arsenale e bacino navale dell'Antica Grecia. Nella stessa zona ebbero sede, secondo la mitologia greca, i pascoli mitici delle vacche sacre al Dio Sole. Attraverso periodi non sempre fulgidi, caratterizzati da insediamenti Arabi, Svevi, Angioini ed Aragonesi, spicca la data del 1206, con l'istituzione della "Prelatura Nullius" da parte di Federico II° di Svevia.
Con Federico II° d'Aragona il Castello, distrutto dalle continue incursioni, venne ricostruito e la città venne cinta da robuste mura. Santa Lucia del Mela, fu anche sede di un'importante Giudecca, quartiere in cui abitava una numerosa comunità ebraica.
Fiorentissima fu in Santa Lucia del Mela l'industria della tessitura della seta, con l'allevamento del baco, il cui bozzolo, grezzo o filato, veniva largamente esportato; furono anche presenti, le lavorazioni metallurgiche e l'attività mineraria dovuta allo sfruttamento di una galena argentifera. La città, in quanto demaniale, poteva vantare molte famiglie nobili. Magnifiche chiese, palazzi, fontane, avanzi di architettura medievale e rinascimentali fanno di Santa Lucia del Mela una città, meta d'obbligo per gli amanti del turismo culturale.
In periodi, diciamo più recenti, la cittadina ha avuto l'onore di ospitare il grande eroe Garibaldi, che ancora oggi viene ricordato con un'iscrizione in marmo sulla parete della Chiesa di San Francesco e con una via a lui dedicata. Nell'anno 1206, Federico II° di Svevia, grazie ai privilegi che il 5 luglio 1098, Papa Urbano II aveva dato ai suoi predecessori per riorganizzare la gerarchia ecclesiastica in Sicilia, staccò la chiesa di Santa Lucia del Mela, appartenente alla diocesi di Patti, durante la vacanza di quella sede per la morte del vescovo Stefano e la elevò alla dignità di "Preletura Nullius" (di nessun Vescovo, ma direttamente soggetta alla Santa Sede). Così la chiesa di Santa Lucia del Mela, per mano di Re Federico II° di Svevia, diviene la prima e quindi la più antica "Prelatura Nullius" di quante ne siano state create dalla Santa Sede lungo il percorso dei secoli. Dallo stesso Annuario Pontificio risulta infatti che essa è l'unica in Sicilia e la più antica d'Italia e del mondo Cattolico. Subito dopo, in ordine di tempo vi è quella di Altamura (1248), Pompei (1926) e Loreto (1935).
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