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-Sezione libri

Politiche del turismo, dei beni culturali, dell'ambiente ed economico-sociali

 
 
2023
 
 
 
 
 
 

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Ecco perchè i giovani siciliani

sono i meno "terroni" in Europa

   Perché i nostri giovani non possono più essere definiti terroni? Semplice, perché emigrano. Lasciano la loro terra natia perché politica, istituzioni, burocrazia ed apparati dirigenti, rendono loro difficile, se non impossibile, amare, interarsi e comprendere il loro territorio già dalla tenera età, la loro terra natia e tutto quanto di significativo in essa contenuto. Se già da ragazzi non vengono loro trasmessi i principi basilari del loro diritto ad avere un’educazione (non ad essere educati) per il loro patrimonio, quello locale, e spinti sempre più da inadeguati libri di testo che ignorano l’enorme e variegato patrimonio mobile, artistico e architettonico della loro area geografica di residenza a studiare ed apprendere di Roma, Firenze, Venezia, Milano e Torino, già i ragazzi pensano che il loro territorio non abbia valore storico, artistico e culturale. Ecco spiegato perché non amano la loro terra, perché non conoscono nulla dei loro monumenti e della storia locale. Loro, i ragazzi, a seguire i media nazionali sentono parlare della Sicilia solo per fatti di mafia, criminalità, migranti e maltempo, quando il resto d’Italia è messo centomila volte peggio della Sicilia. Non ha senso seguire Rai, Mediaset e La7 ma neppure le banalità di certi media locali. Questa politica mediatica ha impoverito il territorio, ha impedito nuovi insediamenti produttivi scoraggiando eventuali imprenditori disposti a farlo. Non farò una disamina sulle opportunità di lavoro della nostra isola ma mi limiterò a prendere atto che i nostri diplomati e laureati all’estero sono inseriti, valorizzati e ben pagati; cosa che non avviene dalle nostre parti.

Facebook Instagram e vario altro, non insegnano, non creano cultura ma solamente indottrinano creando rifugio virtuale a menti sempre più deboli lasciate sole in balia di Zuckerberg e Gates. Occorre distrarre i ragazzi da questi pericolosissimi vettori di futilità e culture malsane e portarli alla vita reale e sociale delle loro città. La scuola potrebbe fare di più.

Penso ai ragazzi di periferia che diventa sempre più periferia e a volte ghetto e se consideriamo che statisticamente è proprio la periferia ad incidere nel centro urbano e storico, ne deriva che sono i secondi a subire “l’imbarbarimento” culturale e commerciale difficile poi da gestire e modificare nel tempo.

Noi, come Associazione Culturale “Accademia di Arti e Culture”, abbiamo, sin dal 2007 operato in favore di scuole e città; abbiamo lavorato per coinvolgere i ragazzi di scuole medie e superiori nell’apprezzamento delle possibilità sociali e culturali ancora inespresse ma presenti sul territorio. I nostri “Piani di Studio”, propositivi e formativi creano comprensione e consapevolezza con il risultato che ciò che sui libri è stato virtuale con noi diventa palpabile e reale.

Oggi come non mai stiamo esportando, a titolo gratuito ma con costi di istruzione assai dispendiosi, diplomati e laureati, “Importando” migranti e clandestini da ogni parte della terra e non certo istruiti e formati. E' un ottimo investimento?

A proposito di scuola: Ad un incontro tra giovani studenti, giornalisti (in netta minoranza), insegnanti e dirigente dell’istituto, ho avuto modo di apprezzare storia scolastica e lavorativa di un imprenditore agricolo e di un imprenditore tecnico scientifico. Entrambi non laureati, perché interrotto gli studi universitari, ma che avevano avuto successo nel mondo dell’impresa e del lavoro. Alla fine dell’incontro, sua eccellenza monsignor Antonino Raspanti, ha lodato i due imprenditori ed ha magnificato la possibilità, per quei prossimi diplomati, di valutare un percorso pseudolavorativo come guida ambientale sull’Etna oppure di un percorso formativo in un noto vivaista locale con sede in prossimità del mare. Nessuno ha detto che nei terreni esistenti tra il sito del vivaio e il mare (zona balneare) non vi è quasi più vegetazione e che gli ortaggi lì piantati imputridiscono ancor prima di germogliare. Ma lì non interessa nessuno, né goletta verde, né verdi e neppure ambientalisti. 

Rosario Rigano

 

 

 

 

 

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Pagina e link collegati a cura dell'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture".

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By Rosario Rigano

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