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Roccella Valdemone (Messina)
 
 
 
 
 

 

 

Fu anticamente chiamata Auricella o Rocchella, quindi Roccella-Randazzo ed infine Roccella Val-Demone per distinguerlo da un'altra Roccella.

 

Il ritrovamento, nella prima metà del secolo scorso in territori adiacenti a Roccella, di monete di periodo greco-romano fa supporre, già all'epoca, insediamenti umani, anche solo in cerca di rifugio tra i monti. Certamente i luoghi erano già abitati all' arrivo dei saraceni.

 

Successivamente, dai tempi della dominazione normanna, con l'avvento del sistema feudale in Sicilia anche la terra di Roccella divenne concessione feudale e fu divisa in feudi, dati come ricompensa ai baroni che avevano  prestato i loro servizi, e dei quali le contrade, in cui tutt'oggi è suddiviso il territorio, sono antica testimonianza: a nord Cassanita, Masinaro, Nocerazzo, Perino, Pillera e Revocato; a sud Bonvassallo ( in cui a differenza delle altre esiste ancora la borgata ), Germanà, Pecoraro, S. Giovanni; a est Daniele; a ovest Pietrorizzo, Lanzarite.

 

I primi signori feudatari di Roccella furono gli Spadafora, anticamente Spatafora, che iniziarono la loro baronia sembra nel 1296 con Damiano Spatafora e sia pure con interruzioni in epoche diverse e con la denominazione  alterna dei Lauria, ne mantennero il possesso sino al 1812 quando, essendo marchese di Roccella Domenico Spadafora Colonna ultimo feudatario della nobile famiglia, il parlamento abolì il feudalesimo.

 

Il progenitore dell' antica famiglia sembra sia stato Basilio, pronipote di Basilio I° imperatore d'Oriente, capitano delle guardie di Palazzo sotto l'imperatore Costantino e Protospatario, cioè portatore in pugno della spada  sguainata durante le cerimonie solenni.

 

Tra i  rappresentanti degni di nota della famiglia citiamo: Domenico Spadafora, frate domenicano; Giovanni Michele Spadafora, che il 13 ottobre 1526 commissionò al Gagini un' effigie marmorea.

 

Altro fatto storico degno di rilievo fu la questione del comune di S. Domenica Vittoria, costituitosi a poco a poco autonomamente dopo la vendita dei feudi di S. Domenica, Porrito, Pozzoleo e Juncara soprano, facenti parte del marchesato di Roccella, fatta da Francesco Spadafora Crisafi e Sebastina Pagano, tra il 1629 e il 1631.

 

Pur essendo baronia autonoma S. Domenica continuò a dipendere spiritualmente da Roccella; battesimi e matrimoni venivano annotati nei registri parrocchiali di Roccella; e questo avvenne sino al 1776 quando la Chiesa di  S. Domenica fu elevata a sacramento col diritto, quindi, di amministrare i sacramenti.

 

Inoltre, quando nel 1812, con l'abolizione del regime feudale, anche il paese di S. Domenica avrebbe dovuto costituirsi in comune, poiché si ritenne che non fosse in grado di amministrare, esso fu unito, come sotto-comune,  alle dipendenze di Roccella. Soltanto nel 1856 S. Domenica riuscì a farsi riconoscere la propria autonomia e a staccarsi da Roccella.

 

 

 
 
 
 
 
 

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