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   Santa Tecla

  Sciant Taklah: luogo di approdo

    La storia della borgata marinara di Santa Tecla va sicuramente individuata in epoca di presenza greco-romana nell’isola.

 

   Ritrovamenti, purtroppo non catalogati, documentano cisterne, anfore e monete di fattura romana; vasi greci e più a nord, oltre la Timpa, in zona Fondo Grande (località San Cosmo vicino l’attuale chiesa) persino tombe in pietra lavica di lavorazione che potrebbe attribuirsi ad arte araba in quanto denotano una difficile lavorazione con cunei di legno.

 

   Tutte le colate laviche nella zona risalgono a circa 7/8000 anni fa quindi qualsiasi insediamento è da ritenersi successivo.

 

   Santa Tecla è così sorta dove prima c’era il porto canale che arrivava fin sotto la Timpa, canale riempito nel tempo, in modo naturale, dall’azione incessante del mare e da altre colate laviche.

 

   Così il paese nasce come borgata marinara e luogo di agricoltura; all’inizio tutti i terreni erano di proprietà della contessa Geremia; il nome al paese, imposto come Santa Tecla che fa riferimento ad una Santa figlia di un regnante greco, è quantomeno presente mentre in realtà  il nome nasce da un attributo posto dagli arabi “Sciant Taklah” che significa “luogo di approdo”.

 

   Anche gli arabi dunque nella storia di Santa Tecla, così come anche i Saraceni di cui ci occuperemo prossimamente.

 

   Una struttura ben visibile ai nostri giorni è la “garitta” di epoca medievale, quale punto di riferimento e di osservazione per avvistare le scorrerie di pirati inglesi e turchi. La scogliera di Santa Tecla è databile intorno al 396 a.C. ma l’azione incessante del mare e l’innalzamento delle acque a causa dello scioglimento dei ghiacci polari, sta causando la continua corrosione della stessa.

 

   Una delle più interessanti e complete memorie storiche viventi per quanto attiene la storia del posto, è sicuramente il sig. Antonino Torrisi inteso “U Capitanu”; fonte inesauribile di notizie, usi e costumi che si sono susseguiti nel tempo e nei luoghi. “U Capitanu”, valente pittore naif, interprete di paziente e certosina ricerca della perfezione della natura, è anche autore di un pregevole libro: “Santa Tecla a modo mio”, in cui nell’affermare i concetti storici che hanno contribuito all’evoluzione storico-culturale del piccolo paesino, inevitabilmente pone degli interrogativi che meritano riflessione: conosciamo davvero tutto su Santa Tecla o ci sono altre cose da porre in evidenza?

 
 
 
 
 
 
 
La garitta
 

 

 

 

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