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Nell’ampia e complessa ricostruzione per definire la
preistoria e la protostoria della Sicilia dalle origini fino all’avvento delle
tante tribù poi definiti greci, io non ho sostenuto, perché non devo sostenere
nessuna tesi, nessun teorema o teoria, io seguo, mi lascio portare dalle tracce
documentabili, analizzo le proposte “offerte” dall’archeologia, dagli studiosi,
da linguisti e glottologi, dagli antropologi e ricercatori cercando di
individuare, cogliere il filo logico che può accomunare e meglio legare i
percorsi delle antiche tribù che spostavano al loro seguito culture, saperi,
esperienze, scoperte, inizi di civiltà, artigianato come forma primordiale
dell’arte espressa attraverso varie forme. Ho puntato sin dall’inizio del
mio complesso lavoro, sulla trasmissione del pensiero espresso attraverso i
segni, le parole, glifi, geroglifici e incisioni perché sono le lingue, le
parlate, i dialetti il vero “albero di trasmissione” tra tutte le genti del
pianeta. A ciò si aggiunge, ed oggi decisivo, l’apporto della genetica, in grado
di stabilire in modo certo, scientifico, la provenienza di gruppi di persone, da
un posto all’altro del pianeta. C’è un vuoto di quasi duemila anni da colmare
ufficialmente e se consideriamo che l’età media di quei tempi era di circa 45/55
anni sono al momento sparite 40 generazioni o forse più. Nella ricostruzione ho
tenuto in scarsa considerazione le fonti dei mistificatori greci. Io sono un
narratore e non devo sostenere nessuna tesi al contrario di certe figure
“istituzionali” che popolano ministeri, soprintendenze e assessorati e “poli
culturali” di vario genere.
Rosario Rigano.

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Rigano
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