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Venetico (Messina)
 
 
 
 

 

 

   Il territorio comunale è compreso fra le pendici settentrionali dei Monti Peloritani e la costa tirrenica. È costituito da una cresta collinare che digrada verso il mare, compresa fra le valli fluviali dei torrenti Senia, a ovest, e Cocuzzaro, a est. Tali corsi d'acqua costituiscono anche il confine con i comuni limitrofi di Valdina e Spadafora.

 

   Geologicamente il territorio si presenta nella zona costiera, quella grossomodo compresa tra la vecchia linea ferroviaria ed il mare, di origine alluvionale. Man mano che si procede verso monte, invece, si riscontrano ampie estensioni di terreno argilloso (cosa che ha dato notevole impulso all'industria dei laterizi), arenarie e terreni marnosi, mentre la cresta su cui sorge la frazione di Venetico Superiore è costituita da calcari e vaporitici.

 

   Quasi nulle sono le notizie su Venetico in età antica. Si narra che nel 36 a.C., nelle acque antistanti Venetico Marina, fu combattuta la battaglia navale di Naulochus, terminata con la distruzione della flotta di Sesto Pompeo per opera delle navi di Ottaviano (il futuro imperatore Augusto), comandate dall'ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa.

 

   In epoca medievale il centro abitato era costituito da una taverna e quattro famiglie di villani, Curatini, Cassinesi, Milleroni e Remerceni, che curavano la coltivazione della terra. Nel XIII secolo esso venne concesso ai fratelli Simone e Rainero de Venetico, che diedero nome al feudo. Le informazioni sulla famiglia Venetico sono poche: sappiamo infatti che al primo proprietario successe il figlio Rainero, alla cui morte il feudo pervenne al di lui figlio Simone, che sposò una certa Razzuna. Essendo la coppia senza figli, il feudo venne dato al giudice Arduino, cittadino messinese, donazione confermata dal re Manfredi nel 1259. Nel 1296 Aldoino de Arduino morì e si persero le notizie fino al 1408, anno in cui possessore risulta Filippo Arduino.

 

   Nel 1416 la proprietà passò al nipote del giudice Arduino, Giacomo de Arduino, alla cui morte successe il figlio Arduino de Arduino. Morto questi senza figli, vi successe il fratello Federico, ma anche questi morì senza lasciare eredi; il suo testamento fu, agli atti di un certo notar Francesco Pape di Messina, a favore del fratello Gerardo che, non avendo figli, nominò erede Pietro Porco da Messina. Il re Alfonso d'Aragona non riconobbe questo passaggio e i beni furono devoluti alla Real Corte. Nel 1447 il re vendette il feudo di Venetico, con la gabella delle terre di Truppa e Cavalleria, a Corrado Spadafora e ai suoi eredi in perpetuo.

 

   In quell'epoca a Venetico non vi era ancora nessuna popolazione consistente, e fu certamente per impulso di Corrado Spadafora che divenne in seguito un centro abitato. Quando infatti egli comprò il feudo chiese di ottenere il titolo di barone e di avere giurisdizione civile. Quest'ultima necessitava di una popolazione su cui essere esercitata, per cui è lecito ritenere che i primi abitatori non furono originari del luogo bensì immigrati da altre zone, fatti giungere lì dal feudatario per colonizzare i nuovi possedimenti. In seguito, verso la metà del XV secolo, fu costruito un castello.

 

   Verso il 1604, quando le terre di Venetico erano ormai ben abitate, il barone nominò un capitano e altri ufficiali, e comprò dalla Real Corte ilmero e misto Imperio (la facoltà di giudicare e punire anche con pena di morte), ottenendo così anche la giurisdizione criminale ed erigendo quindi delle forche sulla spianata che ancora oggi ne porta il nome. Con questa istituzione Venetico raggiunse l'apogeo del suo sviluppo civile, che mantenne per parecchio tempo, almeno finché fu in efficienza il regime feudale.

 

   Nel giugno - luglio del 1743 Venetico fu gravemente colpita da un'epidemia di peste bubbonica che imperversava già nella città di Messina.

 

   Il 28 dicembre 1908 il paese fu gravemente danneggiato da uno dei più rovinosi terremoti della storia d'Italia, quello che distrusse pressoché completamente Messina e Reggio Calabria, provocando in totale circa 100.000 morti. Tale catastrofe distrusse a Venetico molte chiese e campanili, danneggiò gravemente il castello medievale e fece registrare anche qualche vittima.

 

 

 
 
 
 
 
 

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