Capri Leone (Messina) | | | |
| Capri Leone fa parte dei Nebrodi, ossia di quella catena montuosa che unitamente ai Peloritani ad est e alle Madonie ad ovest costituisce l'appennino siculo, cioè la parte centrale della catena orografica settentrionale della Sicilia, che si estende per circa 70 chilometri in direzione est-ovest. Il centro collinare è collocato a 400 m s.l.m. e ciò permette di godere di un panorama mozzafiato dal quale si possono ammirare tre delle sette figlie di Eolo (Salina, Alicudi e Filicudi). Dal piccolo borgo, arroccato tra le verdi colline, si può scorgere l'agglomerato urbano della popolosa frazione Rocca, nella parte pianeggiante del territorio comunale; ricco centro commerciale e industriale. Il nome del paese ha subito varie trasformazioni. Originariamente si riscontra il termine “Duae Crapiae”, poi “Crapisusu”, “Castel di Capri”, poi “Capri”e, infine “Capri Leone” anche se nella popolazione attuale permane la denominazione di “Crapi”. È da ritenersi che in origine il toponimo possa riferirsi al termine greco Κάπρος, con il significato di “cinghiale”, animale che nel territorio,e di Capri Leone e di tutta l'isola, la presenza è attestata da molte monete. Questa tesi è confermata dall'esistenza in epoca romana nella zona di una città chiamata “Solusapre”, che significa “ terra del cinghiale”. Prendendo in considerazione la derivazione del nome dal latino “Capris”, l'etimo potrebbe aver il significato di “luogo abitato da capre e caprioli”. Il nome potrebbe anche avere origine da “capriata”, ossia miscuglio di vari vini. Ciò perché nella zona vi erano degli estesi vigneti da cui si ricavavano diverse varietà di vini. Va anche presa in considerazione il vocabolo “crapula”, identificabile con una resina che mescolata al vino provoca una particolare ebbrezza. “Crapi” appare citato per la prima volta nel periodo normanno-svevo. Del periodo greco a Capri Leone non rimane nulla. Maggiori informazioni ci giungono dal periodo romano. Dalla Tabula Peutingeriana, che ci informa della viabilità del IV secolo d.C., si nota infatti come la via Valeria passasse proprio nei pressi dell'attuale abitato di Rocca di Capri Leone. Altri segni della presenza romana si riscontrano in una villa di epoca tardo imperiale, tra Capri Leone e Mirto; e ancora la famigerata località Pietra di Roma si troverebbe tra Rocca e Torrenova. Periodo Bizantino. Sul finire del VI sec. si assistette ad una incisiva bizantinizzazione della zona tra i torrenti Zappulla e Rosmarino; fu in questo periodo che venne fondata la leggendaria Demenna localizzabile, forse, con l'attuale San Marco d'Alunzio. È proprio in questo periodo che sorsero piccoli agglomerati urbani, costituiti dalle popolazioni che dalla riva si spostavano nell'entroterra spinti da un'ondata di ruralizzazione che interessò la zona, ma anche per offrire, alla stessa Demenna, maggiore difesa e resistenza contro le successive incursioni arabe. Fu certamente per la difesa della città che si formarono tanti “casali”, ossia un insieme di edifici rurali come Crapijusu e Pietra di Roma lungo la costa e Crapisusu, Mirto, Belmonte, Frazzanò ecc. all'interno. Periodo Arabo. Il Val Demone, tra le tre Valli siciliane (le altre, Val di Mazara e di Noto) fu quella che meno subì l'ondata di incursioni saracene. Ciò non significa, però, che la zona non fu interessata dai cambiamenti sorti a seguito dell'arrivo dei musulmani. Per quanto riguarda Capri Leone, nel periodo arabo, poco si sa. Tra le tante opere di fortificazione e di avvistamento sorte nella zona una, secondo le fonti, doveva trovarsi nel piccolo paese collinare, in una posizione strategica di fronte al mar Tirreno con le Isole Eolie sullo sfondo. Di quest'antica torre oggi si ha solo il ricordo. La prima fonte scritta che indica il nome di “Crapi”, quindi la sua esistenza, risale alla fine dell'XI secolo. Il Pirri riporta, nella sua famosissima “Sicilia Sacra” il termine duae Crapiae. 4 luglio 1299 battaglia tra Federico III e Giovanni II d'Aragona. La flotta siciliana sotto il comando del primo combatté contro l'aragonese; pare proprio che il campo di battaglia fosse proprio in prossimità del torrente Zappulla, in località allora, di Crapijusu. Dal 1282 al 1342 Crapisusu era territorio della famiglia Alojsio, Baroni del Regio Demanio, di origine francese. Dal 1342 al 1377, unitamente a Mirto, Frazzanò e S. Marco, passò agli Aragona, nobile famiglia messinese; per poi passare alla famiglia Filangeri. Segue il periodo in cui Capri, con Mirto e Fitalia, appartennero al signore di S. Fratello Angellotto di Larcan. A metà del XV secolo riappare la famiglia Filangeri con Riccardo che fu il primo della casata a fregiarsi del titolo di conte e allo stesso tempo gli fu data l'investitura del Casale di Mirto, Crapi e Frazzanò. Si susseguirono le casate dei Balsamo, nuovamente i Filangeri, dei Branciforti e i Cardona e ancora i Filangeri. Nella metà del XVIII secolo si rinviene l'attuale termine “Capri” persistente fino al 13 novembre 1862. Da questa data il paese assunse il nome di “Capri Leone”. L'ipotesi più attendibile dell'aggiunta del secondo termine, è quella per qualificare il grande coraggio sia degli abitanti di Capri, avendo gli stessi partecipato ai pericoli della guerra per l'unificazione d'Italia, unitamente ai garibaldini, sia la ben ordinata “guardia Nazionale, capitanata da Crimi Giuseppe”, che diedero prova di grande coraggio nei disordini nella vicina Mirto. Ma si presume che l'aggiunta del nome “Leone” si riferisca alla quattrocentesca fontana posta nella piazzetta principale del paese, raffigurante appunto un leone accovacciato. | |