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   “Le ragioni della politica e quelle dei siciliani si trovano le une di fronte alle altre, in una terra in ginocchio, ostaggio di contrapposizioni a volte difficili da spiegare”. Scriveva Totò Cordaro qualche anno fa.

 

    Quando in Sicilia si pensa a un pezzo di carta che garantisca un futuro ai propri figli, l'unico che viene in mente è un biglietto aereo per andare via. Questo è quello che hanno fatto e continuano a fare i nostri giovani muniti di diplomi, Lauree, master e pure di qualità lavorative che qui non trovano riconoscimento.

 

   Per Pietrangelo Buttafuoco, autore del libro "Buttanissima Sicilia, dall'autonomia a Crocetta, tutta una rovina" (Bompiani, 208 p., € 12,00), è necessario procurare uno shock ai siciliani, affinché si possa ricominciare a costruire la politica al di fuori delle clientele e dei facili populismi. Serve una vera rivoluzione borghese - continua Buttafuoco, perché quella di Rosario Crocetta più che una rivoluzione è stata un palinsesto mentre oggi con Musumeci stiamo ancora cercando di capire. Essendo dotato di un narcisismo irrefrenabile, l'ex  governatore della Sicilia non riuscì a resistere al richiamo verso i taccuini, le telecamere e i microfoni. Qualunque cosa abbia fatto il gruppo di potere legato a Crocetta, non è stato possibile criticarlo - spiega Buttafuoco - perché nella lotta alla mafia sì è generata una sorta di ‘"mafia dell'antimafia", ovvero un'ideologia che fa da collante ad un gruppo di potere che gode di una sorta di invincibilità e inattaccabilità. Chiacchiere.

 

     Non possiamo più continuare a far finta di niente e razzolare nell’abitudinario quotidiano rivangando sempre la solita pappa, cotta e ricotta. 

     La Sicilia ha sempre ispirato ai suoi più famosi visitatori versi e parole che ne esaltano il fascino e la bellezza. Ma tutto questo che cosa genera?

    Nulla, Solo carta stampata.

 

    «Nel giardino pubblico vicino al porto, trascorsi tutto da solo alcune ore magnifiche. È il posto più stupendo del mondo [...] (Monte Pellegrino) il promontorio più bello del mondo». (J.W.Goethe su Palermo, “Viaggio in Italia”, 1817)

    «Non invidio a Dio il Paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia [...] ». (Federico II di Svevia, 1194 – 1250)
    «Giusto è che questa terra, di tante bellezze superba, alle genti si addìti e molto si ammiri, opulenta d’invidiati beni e ricca di nobili spiriti». (Tito Lucrezio Caro, “De rerum natura”)

    «Venga a’ li lidi tuoi fè d’opre alte e leggiadre, o isola del sole, o tu d’eroi Sicilia antica madre». (Giosuè Carducci, “Rime e ritmi”, 1898)

    «L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» [...] «La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita». (J.W.Goethe, “Viaggio in Italia”, 1817)

    “La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo … Ma quello che ne fa una terra necessaria a vedersi e unica al mondo è il fatto che, da un’estremità all’altra, essa si può definire uno strano e divino museo di architettura.” (G. de Maupassant, “Viaggio in Sicilia”, 1885).

    «Bella ed immensa città, il massimo e splendido soggiorno [...] Palermo ha edifici di tanta bellezza che i viaggiatori si mettono in cammino attratti dalla fama delle meraviglie che offre qui l’architettura, lo squisito lavoro, l’ornamento di tanti peregrini trovati dall’arte». (Edrisi, 1099 ca. – 1164)

    «Nel bene e nel male, la Sicilia è l’Italia al superlativo». (Edmonde Charles Roux, “Oublier Palerme”, 1966)

    «Qualunque cosa possa accadere ai Siciliani, essi lo commenteranno con una battuta di spirito» (Cicerone)

    «Palermo, Museo del Mediterraneo: se volete sapere quel ch’è passato su questi flutti azzurri venite a Palermo. E’ una città deliziosa, una città dolce, una città profumata. Le sue piazze, le sue vie, i suoi giardini, i suoi monumenti sono magnifici. Ecco la Sicilia: capolavoro della natura, centro d’un mondo, terra illustre, si commovente e si nobile nel suo misterioso destino». (Gabriel Hanotoux, Diplomatico dell’Accademia di Francia, 1853 – 1944)

    «Di fronte m’eri Sicilia, o nuvola di rosa sorta dal mare! E nell’azzurro un monte: l’Etna nevosa. Salve o Sicilia! Ogni aura che qui muove pulsa una cetra od empie una zampogna e canta e passa…Io era giunto dove giunge chi sogna». (Giovanni Pascoli, “Odi e Inni”- L’isola dei poeti, 1906)
    «Sai tu isola bella, a le cui rive manda Jonio i fragranti ultimi baci, nel cui sereno mar Galatea vive e su’ monti Aci?» (Giosuè Carducci, “Primavere Elleniche”, 1872)

    «Ho conosciuto la piena bellezza, lo splendore nobile e pacifico della luce, pura e immensa, a Palermo, a Villa Tasca». (Anna de Noiailles, “Les vivants et les morts”, 1913)

    «[...] hai visto le generose montagne siciliane coperte da vigneti. Hai bevuto a Messina, a Palermo e sull’Etna; Catania ti ha riempito il calice». (Jan Andrzej Morsztyn, “Georgiche”, 1643-1644)

    «Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità». (Dante Alighieri, “De vulgari eloquentia”)

    «Te prego, o splendida, più bella tra le città dei mortali». (Pindaro su Agrigento) «Ajo visto el mappamondo et la carta da navichare, ma Sicilia ben me pare più bel isola del mondo». (Carmelo Trasselli, “Sicilia Levante e Tunisia nel secoli XIV e XV”, 1592)

    «L’intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza immaginazione? ». (Leonardo Sciascia)

    «La verde isola Trinacria, dove pasce il gregge del sole». (Omero, “Odissea” XI canto, 800-700 a.C. )

    «E la bella Trinacria, che caliga tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo che riceve da Euro maggior briga,non per Tifeo ma per nascente solfo, attesi avrebbe li suoi regi ancora, nati per me di Carlo e di Ridolfo, se mala segnoria, che sempre accora li popoli suggetti, non avesse mosso Palermo a gridar: Mora, mora!”». (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, VIII canto, vv 67-69)

    «Eccola, dunque, finalmente, ci dicevamo, questa Sicilia, la mèta del nostro viaggio, l’argomento delle nostre discussioni da tanti mesi, eccola tutta intera sotto i nostri piedi. [...] È questa la patria delle divinità della mitologia greca. [...] Terra degli déi e degli eroi! ». (Alexis de Tocqueville, 1805 – 1859)

    «O divina Sicilia! Quanti Italiani, che hanno corso il mondo per diletto, morirono o moriranno senza averti veduta!». (Edmondo De Amicis, “Ricordi di un viaggio in Sicilia”, 1908)

    «È la città greca per le sue origini, per la luminosità del suo cielo e per le mètopi del suo museo, di bellezza non inferiore a quelle di Olimpia. È città romana per il ricordo delle sue lotte contro Cartagine e per i mosaici della villa Bonanno. È città araba per le piccole cupole di alcune sue chiese, eredi delle moschee. È città francese per la dinastia degli Altavilla che l’abbellirono. È città tedesca per le tombe degli Hohenstaufen. È città spagnola per Carlo Quinto, inglese per Nelson e Lady Hamilton». (Roger Peyrefitte su Palermo, 1907 – 2000)

    «Sai tu la terra ove i cedri fioriscono? Splendon tra le brune foglie arance d’oro pel cielo azzurro spira un dolce zeffiro umil germoglia il mirto, alto l’alloro…». (J.W.Goethe, “Evocazione”)

«In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani». (Karl Marx-Friedrich Engels, “Opere complete”, Editori Riuniti, vol. XVII)

    «Montalbano si commosse. Quella era l’amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull’intuìto: uno a un amico non ha bisogno di domandare, è l’altro che autonomamente capisce e agisce di consequenza». (Andrea Camilleri, “Il ladro di merendine”, 1996).

    «Nessuna isola erge sull’orizzonte della nostra civiltà una fronte più radiosa della Sicilia. Essa punta verso tre continenti e ne sintetizza le caratteristiche. Tre volte, nel corso dei secoli, fu il più fulgido centro del mondo mediterraneo». (Roger Peyrefitte, “Du Vesuve à l’Etna”, 1952)

    «Tutto ciò che la natura ha di grande, tutto ciò che ha di piacevole, tutto ciò che ha di terribile, si può paragonare all’Etna, e l’Etna non si può paragonare a nulla». (Dominique Vivand Denon, “Voyage en Sicilie”, 1788)

     Di cosa ha bisogno oggi la Sicilia per dare un futuro concreto ai suoi figli?

     Partiamo dalla normalità.

    Normalità è che ti presenti in un ufficio pubblico,per qualsiasi cosa, e puoi chiedere quel che ti serve senza essere raccomandato.

    Normalità è che nessun funzionario ti chieda le “referenze” - “Chi conosci? A chi appartieni?”

    Normalità è che se presenti un progetto valido ti deve essere riconosciuto senza raccomandazioni.

    Normalità è che trovi negli uffici di riferimento impiegati, funzionari e dirigenti competenti capaci di espletare la tua pratica seduta stante.

   Normalità è che se subisci una vessazione da parte della pubblica amministrazione tu non debba fare ricorso a tue spese ed attendere decenni.

    Normalità è che i delegati alla funzione di rappresentanza nei consigli comunali si occupino della regolare amministrazione e governo politico della città e non di “spidugghiafacenni” dei propri elettori. Ciò è degradante e prefigura un chiaro voto di scambio.

 

 

 

 

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