Analogie e/o differenze culturali tra patrimonio architettonico giapponese e italiano. Le diverse concezioni: Il senso della "bellezza o cultura del "bello"" nel rispetto della natura. Il senso dell'imponenza e del potere fine a se stessi.

 

 

   Ciò che caratterizza l'impostazione basilare con cui un popolo si approccia al territorio circostante va ricercato nelle priorità che esso stesso si impone di rispettare.

    Il patrimonio architettonico occidentale e in particolare quello classico, è caratterizzato da una massiva presenza di edifici, prevalentemente culturali, che affibbiano un ruolo di spicco all'imponenza e alla sacralità. A partire dalla progettazione e/o trasformazione da templi pagani, delle prime basiliche paleocristiane fino agli ultimi fasti del tardobarocco, l'architettura italiana ha saputo modellare ed evolvere un concetto altamente scenografico di dominio dello spazio. Infatti, se poniamo l'attenzione sui principali siti di interesse culturale del nostro territorio, ci accorgiamo quasi istantaneamente che, come un inarrestabile vortice, la costruzione quasi risucchia l'ambiente nativo e ci pone in un'intima, silenziosa, devozione.

   Dirigendoci sempre più a est, il bisogno di spiritualità si esteriorizza progressivamente meno e si giunge ad una prevalenza di sobrietà, minimalismo ed eleganza.

   Tutto ciò non ha quasi niente a che vedere con la moderna architettura orientale, che, pur avendo filtrato e reinterpretato le nozioni occidentali portandole ad un livello successivo, ha snaturato i principi di una profonda e saggia tradizione.

   L'architettura tradizionale giapponese, emblema di una corrente asiatica unica e caratterizzante, si differenzia dalla nostrana per l'attribuzione di un'importanza primaria alla funzionalità degli ambienti interni, piuttosto che dei dettagli ornamentali esteriori. Un altro elemento estremamente curato è la riduzione dell'impatto visivo rispetto al territorio che genera una mimetica simbiosi fra architettura e paesaggio, il quale non viene così sottomesso ma si integra perfettamente con la struttura ( urbana o extraurbana che sia ) e non sminuisce la parte contestuale d'opera.

   Sebbene gli attuali centri cittadini giapponesi siano governati da uno sregolato caos, in passato si credeva fortemente ai principi di austerità e rapporto rispettoso con la natura.

   Un esempio lampante sono gli incantevoli templi e castelli di origine feudale, sorti a scopo difensivo ma estremamente raffinati ed accoglienti, così come le abitazioni tradizionali, mistiche nella loro dirompente umiltà.

   La possibilità di aprire completamente l’interno dell'edificio al panorama esterno ha stimolato lo sviluppo di una profondissima sensibilità nei confronti del paesaggio naturale ed è stata all’origine della sua manipolazione.

   La mancanza di una linea di demarcazione netta tra edificio e natura, poi, costituisce una delle origini del giardino giapponese, uno scenario manipolato o del tutto artificiale, vastissimo o in miniatura, ‘naturale’ o stilizzato e simbolico.

   In conclusione possiamo affermare che i due generi architettonici presentano differenze basilari marcate poiché nascono da un diverso modus vivendi, che le rende entrambe uniche, inconfondibili, invidiate e imitate a livello internazionale.

Riccardo Rigano

 

 

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