.

 

.

 

 

 Restauro del patrimonio culturale 

mobile, artistico o architettonico - secondo le regole dell'arte

 
 

 

   Il restauro delle opere d’arte, nel corso dei secoli, è stato fortemente condizionato dal gusto imperante e dalla concezione estetica dell' epoca. Le regole del restauro si sono modificate con il mutare dei principi estetici, sino all'attuale concezione di conservazione che ha ribaltato il concetto di restauro tradizionale.

 

   Si è pervenuti all'attuale concezione dopo battaglie culturali promosse da critici e storici dell'arte, restauratori, collezionisti e associazioni culturali condotte sia sul piano estetico e sia su quello storico per il raggiungimento di una coscienza del restauro.

 

  "La prima enucleazione di un opera si ha nel momento in cui un quadro è collocato alla parete, una scultura o un’opera lignea su un piedistallo, "così anche per l'architettura al momento in cui vi si crea uno slargo o addirittura il suo smembramento e la deprecabile ricostruzione altrove (anastilosi).  Questi atti sono i momenti iniziali del restauro e i primi momenti di conoscenza, di analisi, di presa di coscienza di un opera" (Brandi).

 

   L'opera, nel momento in cui è tolta dallo stato d'abbandono, stadio di Thanatos, definito da Cesare Baldini, per incuria degli uomini o per l'azione di decadimento del tempo o anche per eventi straordinari come il terremoto e la guerra, ed è restituita al suo ruolo di fruibilità, determina, nella coscienza del pubblico, la presa d'atto dell'importanza  dell'oggetto che non è solo economico.

 

   L'opera, per la sua realtà fisica e per le implicazioni storiche ed estetiche, si afferma nella coscienza degli uomini, la tutela e il prolungamento della sua materia nel tempo, diventa, a questo punto, un obbligo inderogabile per la collettività.

 

   La restituzione del suo stadio d’eros che è quello concepito dall'autore o quello che rimane del suo primitivo aspetto, nel contesto di una coscienza del restauro, sarà l'argomento della mia conversazione. Tra la presa d atto dell'importanza dell'opera e la conservazione interviene il momento in cui si progetta per la sua tutela, s incomincia in altre parole a parlare di restauro.

 

   Termine usato e abusato, a volte a sproposito.

 

   Coscienza dell'Opera d Arte

   Restauro, nell'accezione comune significa sovente ricostruzione e ripristino delle parti mancanti. Quante volte i restauratori hanno ancora oggi richieste di rifacimenti per ristabilire e risarcire l'opera nelle parti distrutte? "Sembra nuovo", è il commento che si sente, da incauti estimatori, di un restauro così detto ben riuscito e, per ben riuscito s'intende l'intervento riparatore che fa apparire l'oggetto come nuovo, come se non fosse stato sottoposto a restauro.

 

   Alla voce restaurare dello Zingarelli si legge: "Restituire allo stato primitivo opere d'arte o altri manufatti, rifacendoli, riparandoli o rinnovandoli". Il valore di restauro, secondo l'autore del vocabolario della lingua italiana, rispecchia un idea ed un concetto superato che non ha alcun rispetto per l'unicità dell'opera.

 

   Il restauro è viceversa un atto "tecnologico e scientifico" ma anche e "soprattutto filologico e critico" (Baldini). L'analisi filologica è tra le fasi più importanti poiché attraverso di essa si identifica l'oggetto, si valuta la sua realtà fisica, la condizione di degrado ma soprattutto l'importanza dell'opera nella sua duplice valenza storica ed estetica, solo  così "si ha la conoscenza e pertanto la coscienza dell'opera d’arte". La coscienza, dunque, è un valore che ci perviene dalla conoscenza e che ci permette di intervenire, con tutti gli accorgimenti tecnici, scientifici ed estetici a salvaguardare e a tutelare l'opera da manomissioni o peggio ancora da danni irreparabili.

 

  "E norma salutare, che se un quadro è sporco è meglio non toccarlo, a meno di affidarlo a tecnici competenti: il tempo distrugge, il tempo rovina ma non quanto i cattivi restauratori". Sono le parole dello scomparso Federico Zeri pronunciate in una delle sue conversazioni sull'arte che tenne, nel 1985, presso l'università cattolica di Milano.

 

   Cesare Brandi che ha diretto l'Istituto Centrale di Restauro, nella sua "Teoria del restauro, scrive: "Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro.

 

   Cesare Brandi concludendo il capitolo sul concetto di restauro, nella sua "Teoria del restauro", afferma inoltre: "Il restauro deve mirare al ristabilimento della sua unità potenziale dell'opera d'arte, purché ciò sia possibile senza commettere un falso artistico o un falso storico, senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera d arte nel tempo". 

 

   Brandi evidenzia anche una duplice storicità dell'opera d'arte: la prima "fa capo" all'autore e alla sua epoca, la seconda "storicità le proviene dal fatto di insistere nel presente di una coscienza, e dunque una storicità che ha riferimento al tempo e al luogo dove in quel momento si trova". Potremmo aggiungere una terza storicità che è il tempo trascorso dal momento della creazione dell'opera sino ai nostri giorni.

   Conferenza di Ezio Flammia presso l'Hotel Bernini-Bristol per il Rotari Sud Est- Roma 2-6-2001

   Il restauro ligneo
 
   Il piano colore di un centro storico

Rosario Rigano

 

 

 

    www.siculina.it