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      Santa Caterina

     La piacevole passeggiata verso Santa Caterina incontra l’antico casale dei Cavallari, ossia delle guardie a cavallo che nel secolo XV° e fino al XVIII° attendevano ivi alla custodia della spiaggia, sovente minacciata dai corsari. Il luogo prese il nome di Santa Caterina dalla chiesa edificata nel 1520. Elevata poi nel 1571 da monsignor A. Faraone a Sacramentale coadiutrice del Duomo.

     Danneggiata dal terremoto del 1693, venne riedificata nel 1785 col sussidio del Comune. L’artistica statua della Santa, lavorata nel 1549 in Venezia, apparteneva al Duomo e nel giorno della festa, il 25 novembre, si portava in processione nella chiesa di Santa Caterina. Monsignor Ottavio Branciforte, nel 1638 permise che l’acquistassero gli abitanti della borgata.

     In questa borgata il 2 maggio 1713 nacque da genitori poveri, il filantropo sacerdote Padre Mariano Patané fondatore dell’Oratorio Filippino morto il 27 aprile 1804. Il Patané nel 1734 eresse sul ciglio della Timpa di Santa Caterina (nel luogo dove nel 500 esisteva l’antica chiesa di San Guglielmo) una edicola con l’immagine dell’Addolorata dipinta da Vito D’Anna. Questa edicola fu poi tramutata in una chiesetta edificata dal sacerdote Salvatore Greco.

     Il terremoto del 1865 la distrusse completamente, vi rimase un altaretto in memoria con la statua dell’Addolorata; la chiesetta non venne più ricostruita perché in questo sito che fa parte della piazza Bellavista, esiste una frattura della roccia ed ad ogni evento di scossa sismica la faglia si apre e succede il crollo.

     Dal balcone di questa piazzetta appare un mare meraviglioso, di un azzurro purissimo che ricorda le pietre preziose: l’orizzonte è libero e sgombro e si ha l’impressione di sentire il gran respiro del mare col suo inebriante profumo.

     Tutto sembra racchiudersi in un meraviglioso acquerello con le case lontane di Santa Maria La Scala, Pozzillo, Stazzo, Taormina. L’insenatura di Miuccio, quella dello Scalo Grande, Quella di Santa Tecla, lo sperone roccioso di Stazzo, il tavoliere verde ove si ìncava la rada di Riposto ed in fondo il golfo di Giardini. Alle spalle gli agrumeti fra i quali sorgono le Terme e la mole immensa dell’Etna incappucciata di neve.

     Il panorama più bello del mondo.

Antonina Leonardi

 

 

Pagina e link collegati a cura dell'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture".

 

 
 

 

  

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