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Quando scrivi un libro stai mettendo a disposizione dei lettori il tuo sapere,
le tue interpretazioni, la tua personalità ma soprattutto i tuoi sentimenti, le
tue emozioni e sensazioni. Stai mettendo a nudo te stesso esponendoti all’altrui
giudizio. Puoi farlo coscientemente o incautamente facendo tue determinate
situazioni sociali o personali.
Dopo averlo fatto sarai più consapevole della tua esposizione mediatica e
cosciente del “giudizio degli altri”, inevitabile. "A causa della
debolezza della natura umana si attribuisce, in genere, soverchia importanza a
ciò che siamo nell'opinione altrui": profondo osservatore delle contraddizioni
dell'animo umano, Arthur Schopenhauer.
In sostanza ed in sintesi, ci sono tre elementi da considerare: Ciò che uno
è, ciò che uno ha e ciò che uno rappresenta. Nella prima classificazione si
contempla la personalità nel senso più ampio del termine. Rientrano quindi in
questa categoria la salute, la forza, la bellezza, il temperamento, il carattere
morale, l’intelligenza e la sua educazione.
Ciò che uno ha: vale a dire proprietà e possessi, in ogni senso.
Ciò che uno rappresenta: Questa espressione, come è noto, vuol dire “Ciò che
uno è nella rappresentazione degli altri”; si tratta dunque, veramente, del modo
in cui egli viene rappresentato dagli altri. L’opinione che gli altri hanno di
lui.
Queste considerazioni non sembrano affatto scaturite dalla mente di Arthur
Schoperhauer tra tutti i suoi assiomi, postulati e corollari e non pare certo
che, come da “metafisica”, vogliano soffocare sul nascere, ogni forma di
ottimismo esistenziale, anzi, aiutano a riflettere per “scansare, il “giudizio
degli altri”. Lo stesso afferma, in un altro libro, “O si pensa, o si
crede”, e non si riferisce solo alle religioni.
Rosario Rigano
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