L’esperienza più importante è maturata in me dopo
la pubblicazione di sette libri. Son partito da qui,
area del calatino, con il primo, ponendo
l’attenzione nel 1270 a.C. il periodo duceziano e
qui sono ritornato con il settimo sempre nella
stessa epoca con l’approdo dei Siculi nell’area
ionico-etnea.
La collana Siculina - Quaderni di Geostoria, si
compone di otto libri per un unico racconto, ovvero
la narrazione di vita e culture di grandi tribù che
tra il 4500/3500 a.C. si spostarono dall’India
settentrionale (attuale Balochistan pakistano) e
precisamente dalle Città Stato di Harappa, Mehrgarh,
Mohenjo Daro e Lothal (città porto-canale,
sull’Oceano Indiano, dove già tremila anni prima dei
romani veniva usato il sistema su cui si basa il
funzionamento del canale di Panama cioè quello delle
chiuse. (Dove, attraverso le sei chiuse, le navi
riescono a superare un dislivello di circa 26 metri
di profondità), Da lì, Sikani, Etruschi e Siculi si
mossero verso il continente euroasiatico e poi verso
il mediterraneo per poi approdare in Italia, nel mar
Egeo e in Sicilia.
Ogni libro, oltre ad un’ampia disamina delle
ricostruzioni del tempo, contiene la narrazione, per
mezzo della storyteller Siculina, dei percorsi che
queste genti hanno affrontato per valli, monti,
fiumi, mari e deserti; affrontato altre tribù e i
pericoli dei territori acquisendo esperienze e
culture di ogni genere. A giudicare dalla maestria
con cui essi edificavano le loro strutture, dovevano
aver maturato esperienze di grande rilievo che poi
avranno sicuramente affinato nel corso del loro
lunghissimo peregrinare che li ha portati nel
mediterraneo. Esperienze di quel genere non si
dimenticano, anzi si evolvono, anche in virtù di
nuovi materiali di territori diversi, come a
sembrare opere di altre culture. Non è stato questo
il caso dei cosiddetti romani che schiavizzando i
vari popoli sconfitti militarmente si portavano in
casa la manodopera privilegiata ed anzi, come nel
caso della Sicilia, eccezion fatta per le strade,
modificavano a propria immagine costruzioni già
esistenti.
Il primo libro “Siculina orfanella nella vita di un Re”
inizia durante il regno di Ducezio Re dei Siculi,
nato a Mineo e vissuto tra il 488 e il 440 a.C.
Siculina ne narra la vita le opere e il pensiero
durante i suoi 10 anni di regno, periodo in cui
nasce la Synteleia ovvero la prima forma di
autonomismo per le città sicule.
Il secondo libro “Siculina, una shekelesh proemio di Sicilia”,
racconta uno dei primi approdi dei Siculi tra Naxos
e San Giovanni Li Cuti e precisamente nel golfo di
Capomulini intorno al 1270 a.C. Nel libro vengono
evidenziate facies, culture e guide dei Siculi;
costruzioni ipotizzate come opera dei Pelasgi
anziché dei Siculi; i percorsi effettuati per
giungere nel Mediterraneo; le inondazioni
preistoriche del mar Nero; le origini a Mehrgarh;
approfondimenti tra lingua sanscrita, sicula e
siciliana; il ruolo di Ellanico da Lesbo; origine
del vino e dei palmenti più antichi in Sicilia;
origine del Triskellion o Triskele; evoluzione del
primo mezzo di trasporto dei siciliani: Il carretto
siciliano, evoluzione dello strascino che si rifà
alla preistorica treggia; il mito di Ulisse ed Aci e
Galatea; l’area archeologica e paesaggistica di
Capomulini e i borghi marinari di Acireale.
Il terzo libro: “Tempi Luoghi Eventi”
- “Origini e identità di un popolo”, spazia tra
involuzioni ed evoluzioni di uomini, popoli e loro
idee tra facies, culture e civiltà.
Focus sul pensiero filosofico di Galli della
Loggia. Da Filippo Sassetti a Enrico Caltagirone.
Dalla grecizzazione dei Siculi ai Sicelioti. Origini
di una lingua madre. Mehrgarh (Pakistan) La genetica
ci porta in Anatolia, Mesopotamia (mezzaluna
fertile) e poi in Sicilia - Questione dell’infanzia
beluci. Fasi del Neolitico: dall’Aceramico al
Calcolitico. Periodi seguenti a Mehrgarh. Belucistan
(dalla Grande Persia all’Altai settertrionale).
Jeitun (Turkmenistan) Il passaggio obbligato. Kazan
(Russia) Culture che dovrebbero parlarsi. La lingua
sanscrita. Il sanscrito e la scuola siciliana del
1200. L’ambiguo momento dei greci. L’invasione dei
romani.
Riflessione e narrazione del tempo. Il tema
dell’identità. Il sanscrito vedico e sir William
Jones. Claude Hagège (linguista). Inflessioni del
sanscrito nella lingua siciliana. Giacomo da Lentini
e i copisti Toscani. Altri influssi nella lingua
madre siciliana. Uso della genetica nella
ricostruzione delle migrazioni. Gli approdi dei
Siculi nella costa ionica della Sicilia. Interazione
dei Siculi nella cultura castellucciana. Fase della
cultura di Stentinello (SR). Le inondazioni
preistoriche (scioglimento dei ghiacci) come causa
di spostamenti dei popoli (Siculi ed Etruschi). La
cultura Veda / La lingua Elamita. Breve nota sui
Sumeri. I popoli dei Balcani dopo il 5600 a.C.. La
cultura di Cucuteni (Rumena)-Trypillian (Ucraina).
Le tavolette di Tartaria. De Cara Cesare Antonio
orientalista / Felice Martelli. Pierre Carnac e
l’ipotetica Tartaria, Illiri, Siculi e opere murarie
di questi ultimi.
Il sito archeologico di Mehrgarh. I contatti
culturali e scambi commerciali e di conoscenza tra i
Sikani e gli Egizi; Cultura Trypillian nel neolitico
- eneolitico. Il Triscele - Triskele o Triskellion
simbolo di molte culture come dei Celti e dei
Siculi. Storia di Sicilia e Dominazioni
Negli aforismi storici la vera storia della
Sicilia e dei siciliani. Stele di Novilara e
“improbabili” Piceni. La questione Beluci.
Il quarto libro: “Romanzo ancestrale”
compie un lungo e argomentato viaggio a ritroso nei
Tempi, nei Luoghi e negli Eventi per ricomporre
detti percorsi sulle tracce archeologiche,
linguistiche e genetiche che queste genti hanno
lasciato sui territori da loro attraversati a
partire dalla Valle dell’Indo. Belucistan: Qui è la
patria di Siculina (la nostra storyteller); proprio
in queste zone, della Valle dell’Indo, ebbero
origine culture e basi fondanti di molte civiltà.
Oggi percorrendo detta Valle, ci si rende conto
dell’inferno in cui vive larghissima parte della
popolazione soprattutto femminile. Qui, quando nasce
una bimba, è una disgrazia per i cosiddetti
genitori.
Il libro documenta la trasmissione, tra uomini e
donne, del sapere acquisito, con le esperienze
maturate e dei linguaggi verbali, come dei segni
sugli oggetti, ma soprattutto delle strade che hanno
percorso in cui hanno lasciato tracce. Uno degli
esempi più eclatanti, che la storiografia recente
non ha inteso affrontare, è la comune parlata, come
di scrittura tra Siculi ed Etruschi; la presenza
nella lingua siciliana di centinaia di parole che
trovano riscontro nella lingua dei Siculi ma
soprattutto nella veneranda lingua Sanscrita.
Indubbiamente tutto è nato prima, molto prima
dell’avvento dei Greci in Sicilia. Seguendo le
tracce che la lettura di più recenti scoperte ci
fornisce, viene fuori che queste genti che si
muovevano alla ricerca di territori ideali per la
loro esistenza ma anche spinti dalla voglia di nuove
scoperte, è facire tracciare le tre strade che hanno
portato il Sanscrito (parlato, non scritto, da
Siculi ed Etruschi. Nel percorso dei nostri “Siculi”
subentrano anche gli Etruschi perché è indubbio che
abbiano viaggiato insieme fino all’Europa
meridionale. Similitudini nelle due lingue con
origine sanscrita. Sembrerebbe che inizialmente un
po’ tutti parlassero una lingua verbale comune e che
poi a seconda delle collocazioni, la forma scritta
si sia diversificata. (Si ipotizza il
vedico-sanscrito). Uno dei percorsi è quello che
prosegue la rotta dei Sumeri e cioè Mezzaluna
Fertile, mar Egeo, Grecia - Mediterraneo. Altro
percorso documentabile è quello che porta una parte
di queste genti che in ambedue i casi sono cresciute
durante il percorso, verso il mar Nero attraverso
l’Anatolia in cui ritroviamo importanti tracce. Dal
mar Nero due percorsi, uno che percorre il Bosforo,
si immette nel mar di Marmara, percorre lo Stretto
dei Dardanelli e si immette nel mar Egeo - Grecia -
Mediterraneo. (Il Bosforo è uno stretto canale
naturale che mette in comunicazione il Mar Nero col
Mar di Marmara, a sua volta collegato al Mar
Mediterraneo a Sud, tramite lo stretto
dei Dardanelli. i Dardanelli e il Bosforo sono nati
quando è nata la Terra che nei suoi movimenti
tellurici primordiali ha assunto la forma e le
caratteristiche, tra mari e terraferma, che oggi
conosciamo.
Una indiscutibile prova e testimonianza viene
sicuramente con la
Nave di Magan
Trent'anni fa, circa, Maurizio Tosi, allora
giovane archeologo dell'Istituto per lo studio del
Medio ed Estremo Oriente (Is.MEO), si trovava a
esplorare un territorio vergine e pressoché
sconosciuto all'archeologia, il sultanato dell'Oman.
Dopo numerose campagne di scavo e l'apertura di
400 tombe, nel 1984 aveva portato alla luce una
civiltà sconosciuta, quella di Magan (antico nome
dell'Oman), creata da pescatori e marinai dell'Età
del Bronzo ribattezzati Popolo delle Tartarughe,
noti ai Sumeri come la gente del "Mare Inferiore".
Quello stesso anno, nel sito di Ras al-Jinz, Tosi
aveva scoperto un documento molto importante: un
coccio triangolare con i segni graffiti di una
scrittura protoindiana di Harappa e Mohenjo Daro.
L'equipaggio della nave sperimentale di Magan
prova la vela prima di prendere il largo. (Foto A.
Ghidoni).
Era l'indizio inequivocabile che la rotta del
monsone indiano era stata percorsa tremila anni
prima delle vele romane.
Qualche anno dopo e a poca distanza dal luogo
del primo rinvenimento, comparvero dei pezzi di
bitume modellati su stuoie e fasci di canne legati
con corde vegetali. A prima vista potevano essere i
resti di un intonaco impermeabile per capanne, ma in
quasi metà dei frammenti si trovarono anche resti di
Cirripedi e di Teredini, dei crostacei che infestano
gli scafi delle navi immerse a lungo nei mari
tropicali. Quei frammenti rappresentavano dunque
quanto rimaneva della parte calafatata di una nave
dell'Età del Bronzo.
Parallelamente,
i depositi del Louvre
segnalano il ritrovamento di una tavoletta della
fine del III millennio a.C. proveniente da Girsu,
uno dei porti sumeri del Mare Inferiore, che
elencava dettagliatamente i materiali necessari per
costruire una delle navi calafatate di Magan":
bitume, legno di palma, diversi tipi di canne e
corde.
Fu a questo punto che prese forma un ambizioso
progetto di archeologia sperimentale che coinvolse
L'Is.MEO, il Centro Studi Ricerche Ligabue e il
sultano dell'Oman: ricostruire una di queste navi e
verificarne la tenuta cabotando lungo la Gedrosia,
fino alle foci dell'Indo. Era il 1995.
Unguentario in alabastro con una iscrizione del re
accadico Naram-Sin (2246-2190 a.C.) dove si dichiara
che apparteneva al bottino rastrellato nella Terra
di Magan. (Bible Land Museum di Gerusalemme);
Per tentare una ricostruzione della "nave nera",
occorreva però trovare un esperto di navigazione, e
in particolare di navigazione antica. La scelta
cadde sull'americano Tom Vosmer, skipper,
carpentiere e storico della navigazione. Era stato
lui a costruire la nave di Sindbad e quella di
Giasone, servite all'irlandese Tim Severin per
effettuare viaggi dimostrativi fortemente
spettacolari. Vosmer accettò con entusiasmo.
Nacque così la "Magan" nei vecchi cantieri
navali della città di Sur, nella parte orientale del
Sultanato d'Oman, tra marzo e settembre del 2005. A
Salalah, nella regione meridionale, sono state
raccolte circa 10 tonnellate di canne. Per comporre
le parti dello scafo, le canne sono state legate con
corde di fibra di palma da dattero in fasci di 10
centimetri di diametro per una lunghezza massima di
16 metri. La struttura era composta da circa 50
fasci legati trasversalmente a 40 ordinate di canne
e pochi bagli di rinforzo in legno, per una
lunghezza di 12 metri, una larghezza massima di 4 e
un'altezza, in prossimità delle punte, di 3 metri.
La vela, di forma quadrata, era di lana, filata e
tessuta artigianalmente in un villaggio dell'Oman.
L'ultima fase, la più delicata e critica della
costruzione, era rappresentata dall'applicazione
dello strato di bitume. È stato questo il punto
debole di tutto il progetto e probabilmente la causa
prima del suo insuccesso.
Con il suo scafo di canne intrecciate e bitume,
ricostruito secondo un modello vecchio di 5000 anni,
la "nave nera" avrebbe dimostrato che la rotta dei
monsoni tra l'Africa e l'India era conosciuta dai
popoli sud-arabici dell'Età del Bronzo e che
imbarcazioni simili a quelle che ancora oggi sono
utilizzate nelle paludi tra il Tigri e l'Eufrate,
nel sud dell'Iraq, erano in grado di alimentare
scambi e commerci tra la Mesopotamia, la penisola
arabica e la Valle dell'Indo.
Il naufragio, avvenuto il 7 settembre 2005 a
poche decine di miglia dal porto di Sur, nell'Oman,
è stato un evidente insuccesso, ma gli occhi dello
storico riescono a vedere comunque, nel tentativo
effettuato, un motivo positivo di riflessione perché
ora si sa che a tradire fu proprio il sistema di
calafataggio.
"È accaduto chissà quante altre volte agli albori
della marineria antica e l'uomo non si è per questo
arreso - commenta Tosi - E nemmeno noi vogliamo
arrenderci: stiamo già allestendo una nuova
imbarcazione".
Il quinto libro: “L’amore non ha né tempi né luoghi”
Traccia il lato umano di questo popolo e ne
evidenzia i sentimenti per mezzo di una storia
d’amore avvenuta intorno al 1250 a.C. in un’area
compresa tra Shatakla (Santa Tecla di Acireale),
Katana (Catania) e Palikè (Palagonia).
Il sesto libro: “Aurore di culture e civiltà”,
pone la certezza che se l’uomo non fosse stato
spinto dalla curiosità e non avesse avuto coraggio e
incoscienza e fosse rimasto stanziale nei luoghi
dove era nato, si sarebbe subito estinto.
Se non avesse osato nelle avversità della natura
e dei territori, ovvero affrontare impervie
montagne, tumultuosi fiumi, mari in tempesta e fitte
foreste e boscaglie non si sarebbe evoluto, non
avrebbe colto le immense risorse e ricchezze della
terra e della natura, non avrebbe creato culture e
civiltà e noi non saremmo qui.
Con “Aurore di culture e civiltà”,
settimo libro, si delinea l’uomo come compimento
dell’universo ed è proprio dai primordi dell’umanità
che si tramanda lo scibile umano. Si evince da ciò
la vastità e complessità del fenomeno uomo nel corso
dei millenni.
“Identità
siciliana - così è
(se vi pare)”
spazia su studi e approfondimenti sul
primordiale dilemma dell’Identità siciliana:
Origini, evoluzioni, influenze sociali e culturali
dell’identità e della lingua siciliana”. “Genesi e
valore di una lingua “madre” (quella siciliana) così
come riconosciuta dall’Unesco - dai gesti alle
parole, dai segni agli alfabeti.
Con
"Le
rotte dei Sikani, degli Elimi, dei Siculi e degli
Etruschi", si conclude, per la Collana
Siculina, il lunghissimo percorso di queste grandi
tribù che hanno attraversato ben 14 odierne nazioni
per giungere in Italia e in Sicilia.
Nel corso di questo lunghissimo viaggio, dalle
steppe siberiane al mar Mediterraneo, nei tempi, nei
luoghi e negli eventi, mi sono trovato in territori
con sintomi di guerra in ogni parte dove il dialogo
sembra ormai irrimediabilmente svanito.
Dove la pace è possibile solo se armata non c’è pace
ma solo rassegnazione.
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