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Le rotte dei Sikani, degli Elimi, dei Siculi e degli Etruschi. Percorso che
vogliamo condividere con il Consiglio d’Europa dell’Iccrom, sulla scorta del già
pubblicato “La rotta dei Fenici”. Alla luce di più attente valutazioni e di
nuove interpretazioni, ritengo fondamentale lo studio dei Sikani per acquisire
consapevolezza di ciò che poi ci è stato trasmesso sulle numerose tribù
genericamente definiti “greci”. Approfondendo le culture sikane, degli Elimi e
dei Siculi, cui possono mescolarsi ed interarsi anche quelle etrusche, riusciamo
a comprendere come tutto il “mondo” dei millenni precedenti la storia, sia stato
impunemente grecizzato (qui la storia delle grandi tribù greche diviene
gradatamente la storia di tutti coloro che parlavano e pensavano in greco,
qualunque fosse la loro origine, di qualunque popolo essi si ritenessero figli),
e poi romanizzato da quelle originarie tribù barbare provenienti da aree
danubiane-slave che poi in Italia sono stati chiamati Latini perché stanziarono
in quella parte di territorio chiamato Latio. Le nostre origini, le radici delle
nostre parlate o dialetti, come del resto intime culture, sono e rimangono
orientali di quella parte d’oriente che ha inizio nell’India settentrionale e
poi, grazie alle genti di Harappa, Mohenjo Daro, Mehrgarh e Lothal, che hanno
attraversato ben 13 odierne nazioni, sono giunti in Sicilia. A questa
ricomposizione hanno lavorato grandi viaggiatori del 1500 come il fiorentino
Filippo Sassetti, linguisti come l’inglese sir William Jones del 1850, la
lituana Marija Gimbutas, Editta Castaldi e illustri etruscologi come Francesco
Valori, glottologi come il centuripino Enrico Caltagirone, l’australiano Vere
Gordon Childe noto per le sue grandi sintesi sulla preistoria europea.
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Dire che mi sono inerpicato lungo i ripidi pendii dello
scibile umano è dire poco sebbene altre locuzioni non riescano ad esprimere lo
stesso grado di peripezie culturali, d’impegno e di studio.
Nel corso delle mie ricerche ho avuto modo di apprezzare un grande lavoro dove
studi e ricostruzioni evidenziano che le città del Mediterraneo erano il luogo
di sosta dei viaggiatori della Rotta dei Fenici, usata per scambiare manufatti,
conoscenze ed esperienze. In questo senso l’esperienza di viaggio lungo la Rotta
dei Fenici punta a mostrare al viaggiatore i nostri comuni percorsi, collegando
paesi di tre continenti e oltre 100 città che hanno avuto origine dalle antiche
civiltà del Mediterraneo. Queste le odierne nazioni interessate per questa
rotta. Albania, Belgio, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Libano, Malta,
Spagna, Tunisia, Slovenia, Ukraine.
Ma io
ho avuto la possibilità di ricostruire una rotta ancora più antica e sicuramente
più complessa oltre che più estesa, veramente internazionale. Non una sola rotta
ma diremo “Le rotte dei Sikani, degli Elimi, dei Siculi e degli Etruschi;
quattro grandi culture, conoscenze e civiltà che hanno dato vita a tantissime
città in Europa, in Italia e in Sicilia. Inizia tutto dall’India già nel 6500
a.C. e nel corso dei millenni, fino al 1270 a.C. quando toccano la Sicilia.
Questi popoli hanno attraversato ben 14 odierne nazioni e precisamente: India,
Iran, Iraq, Siria, Turchia (Mezzaluna Fertile - Mesopotamia), Bulgaria, Grecia,
Egitto, Romania, Albania, Serbia, Bosnia, Dalmazia e Italia. Da quelle parti del
mondo sono giunte in Sicilia arti, culture, saperi, esperienze, tecniche,
conoscenze, riti, devozioni ma non religioni perché le odierne religioni nella
preistoria non esistevano, si percepivano credenze che non erano determinanti
negli spostamenti delle tribù.
Da
notare che secondo le ricostruzioni ad oggi verificate, questi popoli hanno
percorso la rotta dei Monsoni tremila anni prima dei romani e tutto questo porta
in Sicilia, nella fascia ionica e specificatamente i Siculi a Capomulini.
Rosario
Rigano
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