Analisi, studio e approfondimenti in un’area di
Capomulini (Acireale) che ospitava un tempietto di
epoca romana, dove probabilmente, al primo approdo
di genti dell’esercito romano, era stata edificata
una fontana votiva (poi ampliata) come segno di
ringraziamento alla dea Venere. La costruzione è
databile tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C. Il
sito è parte del Parco archeologico e paesaggistico
della Valle dell’Aci, ricadente tra i comuni di
Acireale, Acicatena, Acicastello, Aci S. Antonio e
Valverde. Trattasi presumibilmente di un tempio distilo
in antis con crepidoma ancora praticabile
disposto in senso nord-sud.
Lo spunto del
tempietto, e quanto ad esso legato, creano un filo
logico che contiene i percorsi turistici
(archeologici, paesaggistici e naturalistici),
folcloristici, enogastronomici, produttivi, sociali
e culturali che collega, già dalle isole dei
Ciclopi, l’Area Gazzena, Acque Grandi, Santa
Caterina, Santa Maria della Scala, la Timpa, Santa
Tecla, Scillichenti, Stazzo e Pozzillo; il tutto
prepotentemente e indissolubilmente parte del Parco
(a rete) Archeologico, Paesaggistico e Naturalistico
della Valle dell’Aci e le importanti ricchezze che
da esso possono scaturire per la scuola, i
cittadini, il turismo e lo sviluppo economico,
sociale e culturale. Ciò potrebbe ridare al sito, ed
aree limitrofe, l’interesse che merita, in virtù
della storia che si sprigiona da tutta l’area
archeologica e la stazione neolitica come pure dal
contesto paesaggistico e naturalistico in larga
parte abbandonato all’incuria e al degrado.
Il libro
ricostruisce origini, storie e culture dei borghi
marinari, collinari o di rilievi precostieri,
sottostanti e/o a ridosso della Timpa di Acireale,
ne traccia l’origine dei toponimi e delle
vicissitudini storiche sin dal momento greco-romano
stabilendo il ruolo del sito nella conformazione
attuale della costa, tenendo presente le varie
colate e sovrapposizioni laviche che hanno
interessato i luoghi nel 344 a.C. e nel 1390 d.C.
che hanno cancellato abitati e comunità dalla faccia
della terra e stravolto il disegno originario della
linea di costa, proiettandolo verso il mare coprendo
così le tracce e spostando di fatto l’origine dei
primi siti costieri più a monte.
Rosario Rigano
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