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Peculiarità
locali |
Il Bosco di
Aci |
Il museo del
carretto |
Parco del Casalotto |
Torchio del palmento |
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Aci
S.Antonio
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Museo del carretto |
Arte e civiltà rurale nel cuore del territorio etneo: un
itinerario attraverso una città tra il mare e il vulcano, con un nobile passato
e un presente agricolo, artigianale e industriale.
Ha un territorio
vastissimo il comune di Aci Sant'Antonio e conta quattro borghi: Santa Maria La
Stella, Monterosso, Lavina e Lavinaio, separati dal centro urbano e distesi
lungo i declivi più dolci dell'Etna.
La sua storia ha
ascendenze greche, un principato importante, una civiltà agricola e di piccole
industrie di solida tradizione.
E considerata la
città del carretto siciliano e, all'elaborato mezzo sono dediti artisti e
artigiani con le loro maestrie e raffinate elaborazioni pittoriche fatte di miti
e leggende.
Ha preziose chiese,
annovera bellissime residenze private secolari e corti dalle pregevoli
architetture rurali del settecento.
E' un paese dalle
remote tradizioni culturali, tradizioni che fanno di questo piccolo centro la
meta ideale, a cavallo tra il mare e la montagna per piacevoli gite.
Notizie storiche ci
riportano all'anno 1169, (anno della distruzione conseguente ad un'eruzione
dell'Etna) in un nucleo abitativo chiamato Jachium di origine greca. L'imponente
eruzione raggiunse anche la riviera causando la migrazione delle popolazioni
verso le colline retrostanti dando vita a tanti nuovi piccoli centri. Una grande
comunità andò a formare Aquilia, oggi Acireale, capoluogo di tutti i quartieri
circostanti. Non si hanno dettagli precisi circa la grandezza di un primo nucleo
abitativo chiamato "Casalotto", ubicato nei pressi di Aci Sant'Antonio, quando
ancora la Sicilia era sotto la dominazione normanna. Bisogna andare al 1258,
anno dell'incoronazione di Manfredi a Palermo, successo a Federico II°, per
avere le prime notizie e sicuramente più certe, sull'esistenza del borgo del "Casalotto";
difatti
il borgo sorgeva a
nord-ovest dell'attuale centro urbano di Aci Sant'Antonio e insieme ad altri
casali limitrofi dipendeva dal comando principale di Aci.
Percorsi
culturali: il centro urbano della cittadina.
Il carretto
siciliano nella vita e nella cultura locale.
Un'occasione davvero
speciale, (così come indica una guida realizzata dalla passata
amministrazione) durante la visita ad Aci Sant'Antonio, è rappresentata
dalla possibilità di visitare le poche botteghe ancora attive dedite all'arte
del carretto, costruzione e decorazione.
Storia e cultura del carretto siciliano.
Una lunga procedura
quella della costruzione del carretto, che chiama in causa diverse maestranze e
un tempo il paese contava numerosi artigiani del carretto, i "carradori",
affiancati a loro volta da ferrai e pittori. Il carradore è il vero costruttore
del carretto composto da cassa, fiancate, stranghe, portello e ruote, mentre ad
incidere, con motivi che vanno dal floreale all'antropomorfo, è lo scultore.
Segue la fase della pittura con colori diversi a seconda della bottega in cui
viene effettuata l'opera. Sull'intera anatomia del carretto, vengono riportate
scene appartenenti alla tradizione cavalleresca anche se non mancano temi
mitologici e religiosi. Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, i Vespri Siciliani, Sant'Alfio
e i suoi fratelli, San Giorgio Cavaliere, Sant'Agata e Santa Rosalia. Completato
il carro si passa al lavoro del sellaio, che in concordanza con le scene e i
colori assegnati al carretto, fabbrica e ricama con nastri, specchietti e
sonagli, la bardatura del cavallo.
Ad Aci Sant'Antonio,
la pittura del carretto siciliano sopravvive grazie all'opera dei maestri Domenico Di Mauro
(oggi deceduto)
e Nerina Chiarenza. La committenza tende a non essere più quella di una volta,
lo stesso carretto si smembra in più parti le quali diventano oggetto per le
esigenze più raffinate dei collezionisti. Uno degli impegni dell'attuale sindaco
Pippo Cutuli, assunto diversi anni fa, è stato di volere per la cittadina il
museo del carretto siciliano, oggi in fase di realizzazione. Le richieste di
fiancate, assi, ruote e casse, oltre alla cassa di ferro battuto, "cascia di
fusu" diventano richiesta di pezzi di radici di una cultura che tende a
scomparire. Chiunque giunto qui ha apprezzato questo pezzo di "Sicilia mobile".
Guy de Maupassant nel volume La vie errante del 1890 commenta il
carretto così: "piccole scatole quadrate poste in alto a delle ruote gialle,
sono decorati con pitture ingenue e bizzarre che rappresentano eventi storici o
dettagli, avventure d'ogni tipo, pugne sanguinose, incontri di sovrani ma
soprattutto le battaglie di Napoleone I e degli eserciti crociati... questi
carri dipinti traversano le vie, curiosi e differenti, attirano l'occhio e la
mente, si muovono come rebus che vien naturale tentare di risolvere".
Comune aderente alla Società consortile "Il Mare dell'Etna"
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