Le grandi responsabilità storiche
nell’arretratezza economica e sociale della Sicilia:
Dal sant’uffizio in combutta con la nobiltà, alla
repressione attuata dalla mafia assoldata dai ricchi nobili
per finire con la cosiddetta unità
d’Italia
Uno degli scopi di questa mia
narrazione è il tentativo di dimostrare come nei
tempi siamo passati costantemente di evoluzioni in
involuzioni e viceversa in tempi relativamente brevi
e in un certo periodo a causa della cattiveria
umana, che cominciò a manifestarsi con la nascita
delle prime aggregazioni di tipo istituzionale,
prima l’uomo libero non manifestava cattiveria ma
anzi buon senso e talune azioni venivano messe in
atto per necessità altrimenti risolvibili.
Nell’analisi del comportamento umano, si evince,
nella natura dell’uomo, l’istinto di sopravvivenza
ancor prima della cattiveria per il predominio
sull’altro. Indubbiamente la cattiveria e tutto
quanto commesso sono nati dopo, assai dopo.
Il giogo che maggiormente ci ha imbrigliato è
stato quello di imposizioni spacciate per religioni
che i popoli culturalmente più arretrati hanno
recepito e quelli più furbi utilizzato.
Mi chiedo: C’è mai stata l’esigenza di così tanti
credi religiosi imposti con persecuzioni e
sopraffazioni? La risposta c’è e la si trova
scorrendo queste pagine.
Il dubbio e la paura dell’ignoto hanno
condizionato l’uomo per moltissimi millenni ed
ancora oggi accade per via delle scaramanzie; le
paure dei nostri tempi.
Abbiamo percorso e visitato un tempo lunghissimo
e molte parti della terra. Nei posti in cui, le
tracce lasciate dall’uomo ci hanno portato, abbiamo
scoperto cose, facies, usi e costumi, condizioni di
vita varie ma a volte anche comuni a molte tribù e
spesso popoli e pure attuali in certe parti della
terra, se non addirittura più arretrate.
Mehrgarh è sicuramente una tra le più importanti
scoperte fino ad oggi riscontrate perché svela
connessioni importanti, anzi un vero anello di
congiunzione tra mondi che ad oggi non avevano
apparentemente nessun legame. Non era semplice e
neppure opinabile che da lì potessero partire così
tante nuove direzioni, in entrata e in uscita.
Perche a Mehrgarh da qualche parte sono arrivati, e
un sito che poteva ospitare fino a 25.000 individui
non nasce dall’oggi al doma e neppure svanisce nello
stesso tempo.
Secondo il servizio archeologico di Islamabad
(capitale del Pakistan), l’allevamento e
l’agricoltura, risalirebbero a 10 – 11.000 anni fa
quindi tra il VII° e l’VIII° millennio a.C. in una
regione tra l’Anatolia sud orientale in Turchia,
Iran, Iraq e Siria, zone tradizionalmente fertili.
Sarebbe quindi opportuno estendere le ricerche in
quelle direzioni ma la cosa non è alquanto semplice.
Bisogna tener presente che il sito si trovava
nell’India settentrionale, dove già era il uso la
lingua sanscrita ma nella sola forma verbale,
perché il Pakistan non esisteva ancora, quindi
India settentrionale area Belukistan così definita
per via della lingua o dialetto parlato dai beluci
locali. Territori che da sempre sono stati
tormentati da terribili dittature culturali e
sociali e sostanzialmente poveri (il ruolo della
donna è stato solo quello di procreare ed essere
semplicemente utilizzata) dove la vita è stata ed è
tutt’ora un inferno nonostante le molte
multinazionali che però impoveriscono ancora di più
la zona. Basti pensare che la Cina vi ha impiantato
una fabbrica di automobili in cui lavorano solo
cinesi, senza nessun indotto per i locali.
Perché insediamenti così grandi e per l’epoca
così evoluti di siano improvvisamente svuotati
rimane pur tuttavia un mistero anche se le ipotesi
via via messe sul tavolo sono tante. Eventi violenti
della natura o improvvise mutazioni “sociali”
rimangono le ipotesi più probabili, come
desertificazioni, scioglimento dei ghiacci e
conseguenti diluvi o allagamenti.
Il periodo è sempre quello pre scioglimento dei
ghiacci intorno al 5000 a.C.
Le direzioni possibili da Mehrgarh rimangono ad
oggi quelle descritte nel libro; area del mar Nero
ma, il percorso dettato dai ritrovamenti e dalle
tracce lasciate dall’uomo ci hanno portato anche in
Kazan nell’area del Volga; poi in Ukraina e pure in
Turkmenistan dove esiste tutt’ora una impenetrabile
dittatura post sovietica e se vogliamo anche più
repressiva.
Sono molte le culture in cui mi sono imbattuto
compresa la Cucutena-Tripillian davvero
sorprendente; lì troviamo tracce dei Siculi e
persino del simbolo della Regione Sicilia: il
Triscele che rappresenta la triade di divinità
maschili simbolo dell’Arya dove emerge Shiva, il
dio che danza sul mondo bruciandolo per poi
rigenerarlo dalle sue ceneri.
Proprio ad ovest del mar Nero tra Romania,
Ukraina e Moldavia questa cultura trova le sue
radici e da lì tutte le tracce fino ad oggi raccolte
portano indiscutibilmente in Sicilia e per via di un
solo grande popolo, quello sei Siculi che
oltrepassato l’Adriatico, dopo aver colonizzato
parte dell’Italia, giunsero in Sicilia intorno al
1270 a.C.
Cosa collega I Siculi con Mehrgarh? Le lingue
verbali e scritte che ci sono state trasmesse grazie
ad un prezioso lavoro fatto da Sir William Jhonson
che ha saputo tradurre il Sanscrito collegandolo con
la parte parlata e non scritta da cui in seguito
vari studiosi e glottologi come il prof. Enrico
Caltagirone hanno saputo capirne radici e
composizione e fonetica. Secondo Caltagirone, l’alfabeto Siculo è stato introdotto
nell’isola dalle avanguardie Calcidesi a partire dal
735 a.C.. I Siculi lo hanno appreso nelle pratiche
commerciali e lo hanno usato per esprimersi nella
loro lingua fino al II° a.C.. La grafia è dunque
greca ma la lingua è “sanscrita”. Un altro eminente
studioso di lingue, in particolare dell’elimo ma
pure sicano e siculo, è Ulrich Schmoll il quale
scrive: “Non è sempre facile per chi come me, benché
di formazione filologica, si è da più di
quarant’anni orientato verso la ricerca storica,
proporre o difendere una posizione originale in un
labirinto quale la ricerca sulla lingua elima.
Preferisco quindi interrogare i colleghi specialisti
nelle lingue panelleniche della Sicilia antica, il
che peraltro non può impedirmi di leggere i loro
scritti con occhio critico. E questa osservazione
vale anche per le altre lingue panelleniche come il
sicano ed il siculo.
Altre fonti: L'APPORTO DELL'EPIGRAFIA E DELLA
LINGUISTICA ANELLENICHE: LO "STATUS QUAESTIONIS"
NELLA PROSPETTIVA STORICA
René Van Compernolle
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Classe di Lettere e Filosofia
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