| Piazza Armerina La storia della città di Piazza Armerina ha inizio nel periodo normanno, ma il suo territorio fu abitato fin dalla preistoria, come dimostrano i ritrovamenti archeologici di Monte Navone e, soprattutto, di Montagna di Marzo. La città dovette essere fiorente in epoca romana, come è testimoniato dalla splendida Villa romana del Casale dell'inizio del IV secolo d.C., con i suoi pavimenti in mosaico famosi in tutto il mondo. Nel corso dei secoli ha subito alterne vicende, ma ha spesso svolto ruoli politici di prestigio e la sua vita culturale ed economica è stata sempre particolarmente attiva, tanto da meritarsi l'appellativo di "città opulentissima" da parte dell'imperatore Carlo V. Piazza Armerina (721 m slm - ab. 22.000 ca.) è una città ideale per chi voglia trascorrere una piacevole vacanza all’insegna del relax e della cultura. Essa è, infatti, un felice connubio tra l’opera della natura e l’intervento dell’uomo. Circa 20.000 ettari di verdi e lussureggianti boschi ne mitigano il clima durante le calde giornate estive e la rendono località ideale di villeggiatura. E’anche una interessante città d’arte e ed i suoi numerosi monumenti, che rappresentano un patrimonio culturale inestimabile, meritano di essere riscoperti. La cittadina è nota per far parte dei cosiddetti "comuni lombardi" di Sicilia, il cui vernacolo (chiamato anche "gallo-italico") ha poco a che fare con gli idiomi indigeni e molto invece con quelli delle regioni settentrionali piemontesi, specie delle zone del Monferrato. Il fatto è spiegabile storicamente per essere stata distrutta la precedente cittadina di Piazza - riedificata da Ruggero I su un precedente insediamento greco-romano (forse Platea/Plutia) - dal re normanno Guglielmo I per punirla della sua ribellione. Successivamente essa fu ricostruita più in alto da Guglielmo II sul colle Armerino, e popolata con genti provenienti dalle aree "longobarde" settentrionali. Il dialetto è stato studiato fra gli altri da Remigio Roccella che ha provveduto a stilare un Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina (Caltagirone, 1875 e successiva riedizione di Forni, Bologna, 1970) ma si possono ricordare anche i contributi di Litterio Villari (Storia della città di Piazza Armerina - L'antica Ibla Erea, Piacenza, La Tribuna, 1973). | |