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							Con il terzo ed ultimo libro 
							in cui Siculina percorre, nei Tempi, nei Luoghi e 
							negli Eventi storia, facies, culture e civiltà in 
							cui è maturato l’insieme delle doti naturali che 
							hanno formato, in virtù delle esperienze vissute e 
							patite, le caratteristiche del popolo Siculo, il 
							filo logico che cercava il polo di alimentazione è 
							stato finalmente collegato. Con esso si delinea, in 
							Sicilia, una forma di identità che affonda le sue 
							radici nella cultura del Castelluccio, così definita 
							dall’archeologo Paolo Orsi che si evolve in quella 
							dei Siculi, dei Sicelioti e poi dei Siciliani. Il 
							viaggio a ritroso nel tempo, grazie al lavoro per 
							niente facile e poco agevolato di archeologi, 
							glottologi, linguisti e pure genetisti, ci porta nel 
							sito di Mehrgarh nel Balochistan pakistano ed in 
							tutto quello che dagli scavi effettuati nel periodo 
							1974/1986 e 1996/2000, ma soprattutto a nuove e più 
							corrette interpretazioni di reperti, glosse, scritte 
							e segni con l’apporto del prof. e glottologo Enrico 
							Caltagirone è chiarissimo il nesso tra lingua 
							sanscrita, lingua sicula e lingua siciliana. A 
							conferma che la lingua siciliana ha radici 
							sicuramente antiche e nobili discendendo dal Veda 
							dei dotti indiani tramutatosi poi nella lingua 
							sanscrita dai cui discendono quelle indoeuropee tra 
							cui celtico, greco e latino. Il lungo e spericolato 
							viaggio, nei tempi, nei luoghi e negli eventi di 
							quelle genti che poi sarebbero diventati Shekelesh, 
							così come indicati dagli Egizi nella stele di Karnak 
							del grande Re egizio Merenptah che combattè i popoli 
							del mare, di cui facevano parte anche i Siculi, 
							documenta il passaggio dai Balcani prima di arrivare 
							nell’Anatolia orientale (documentato da una ricerca 
							dell’UniBo) rende più veritiera la provenienza 
							indo-iranica di tutti questi popoli che man mano 
							avrebbero preso i nomi dalle zone che poi hanno 
							occupato o attribuito loro dai greci a solo scopo 
							identificativo. Per arrivare sin qui, ho analizzato 
							con cura i dati forniti da studiosi di genetica, 
							antropologia, religioni e naturalmente storia 
							pre-greca perché a quanto pare, per gli “studiosi” 
							contemporanei prima dei greci non c’era nulla. 
							
							
							   Non ho mai 
							condiviso il potere totale e del sapere assoluto 
							delegato per legge e non per meriti conquistati sul 
							campo a soprintendenze e poli vari cosiddetti 
							culturali (il termine qui è quanto mai generico). Ma 
							queste sono considerazioni di un semplice narratore. 
							Il mio percorso conoscitivo non è stato per nulla 
							agevole, anzi parecchio contrastato e accidentato; 
							decisamente pieno di insidie istituzionali e segnali 
							fuorvianti. Le ricerche, le verifiche e nuove fonti 
							mi hanno portato proprio lì dove i progenitori dei 
							“nostri” Siculi vivevano in una società matriarcale, 
							come ampiamente documentato dai moltissimi reperti, 
							glosse e dagli studi della valentissima Maria 
							Gimbutas, appunto per il grande rispetto che avevano 
							per la donna quale origine della loro stessa vita. 
							Tale cultura si manifestò durante la loro 
							interazione in Sicilia nel momento castellucciano 
							anch’esso di cultura e civiltà matriarcale. Buon 
							viaggio allora, anche con qualche nota di colore, 
							nei Tempi, nei Luoghi e negli Eventi narrati in 
							questo libro. 
							
							
							Rosario Rigano. 
							
							  
							  
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