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Le rotte dei Sikani, degli Elimi, dei Siculi e degli Etruschi.
Queste grandi tribù, hanno navigato per grandi mari,
attraversato fitte foreste ed aridi deserti, valicato impervie
montagne, affrontato mille pericoli, approdati anche su ripide
coste, toccato almeno 14 odierne nazioni e raggiunto mete
lontane senza bussola per giungere in Italia e in Sicilia. |
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Nell’epoca in cui domina internet per tutto e
per tutti, della multimedialità, dei social invasivi, deformanti e alimentatori
di vacuità in cui fanno veramente fatica a mostrarsi i veri talenti, non è più
la qualità e la verità ma quello che ottiene più likes, click e ciò che hai
letto o studiato su libri di testo ufficiali mai aggiornati e messi al passo con
le nuove scoperte, nuove e corrette interpretazioni dei dati antichi. Scopro che
i “dotti” in mancanza di riferimenti “ufficiali”, si sono appiattiti sulla solfa
dominante; se in televisione lo ha detto Vittorio Sgarbi, che stimo e ammiro
come studioso e critico d’arte, allora sarà vero per qualsiasi altra cosa. Studi
e ricerca personale non valgono proprio. Leggere ancora su siti scolastici che
Sikani, Siculi ed Elimi erano autoctoni in Sicilia è semplicemente
“imbarazzante”.
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Le rotte dei Sikani, degli Elimi, dei Siculi e degli Etruschi. Percorso che
vogliamo condividere con il Consiglio d’Europa dell’Iccrom, sulla scorta del già
pubblicato “La rotta dei Fenici”. Alla luce di più attente valutazioni e di
nuove interpretazioni, ritengo fondamentale lo studio dei Sikani per acquisire
consapevolezza di ciò che poi ci è stato trasmesso sulle numerose tribù
genericamente definiti “greci”. Approfondendo le culture sikane, degli Elimi e
dei Siculi, cui possono mescolarsi ed interarsi anche quelle etrusche, riusciamo
a comprendere come tutto il “mondo” dei millenni precedenti la storia, sia stato
impunemente grecizzato (qui la storia delle grandi tribù greche diviene
gradatamente la storia di tutti coloro che parlavano e pensavano in greco,
qualunque fosse la loro origine, di qualunque popolo essi si ritenessero figli),
e poi romanizzato da quelle originarie tribù barbare provenienti da aree
danubiane-slave che poi in Italia sono stati chiamati Latini perché stanziarono
in quella parte di territorio chiamato Latio. Le nostre origini, le radici delle
nostre parlate o dialetti, come del resto intime culture, sono e rimangono
orientali di quella parte d’oriente che ha inizio nell’India settentrionale e
poi, grazie alle genti di Harappa, Mohenjo Daro, Mehrgarh e Lothal, che hanno
attraversato ben 13 odierne nazioni, sono giunti in Sicilia. A questa
ricomposizione hanno lavorato grandi viaggiatori del 1500 come il fiorentino
Filippo Sassetti, linguisti come l’inglese sir William Jones del 1850, la
lituana Marija Gimbutas, Editta Castaldi e illustri etruscologi come Francesco
Valori, glottologi come il centuripino Enrico Caltagirone, l’australiano Vere
Gordon Childe noto per le sue grandi sintesi sulla preistoria europea.
Rosario
Rigano
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