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Sono tantissime le pubblicazioni che presumono di dare risposte alle sempre più
frequenti domande che da ricercatore, narratore e scrittore, mi pongo ogni
qualvolta leggo di nuove scoperte, buttate lì nella novella “quarta pagina” di
certi quotidiani che trattano l’informazione come comunicazione di tipo
scandalistico, senza uno straccio di filo logico che le colleghi o ne spieghi
l’origine e magari l’evoluzione da cui è scaturita. Parlo, o meglio mi
riferisco, a ritrovamenti di natura archeologica, di nuove e più corrette
interpretazioni di segni, glifi o parole rinvenute su stele, tavolette, vasi e
vario altro, da parte di valenti glottologi che con l’ausilio di sapienti
linguisti collegano parlate, lingue e linguaggi di tribù, genti nomadi e popoli
della preistoria; mi riferisco anche agli studi della genetica che grazie ad
attenti genetisti tende ad evidenziare gli spostamenti che nel corso dei
millenni l’uomo ha effettuato in varie parti della terra.
Ad ogni domanda, quasi sempre si pongono altri interrogativi e le risposte,
sempre vaghe, ci allontanano sempre di più da una possibile conclusione. Oggi mi
rendo conto che non si possono sempre porre domande ma, reputo più corretto,
porre più semplicemente osservazioni, chiare ma soprattutto laiche, per dare la
possibilità di riflettere, soprattutto ai giovani studenti e principalmente ai
ragazzi di scuola media inferiore, affinchè il loro bagaglio di conoscenza,
coscienza e cultura possa essere il più completo possibile quando affronteranno
i mille rebus dei testi delle superiori. La scuola va’ ripensata, riformata a
partire dai libri di testo eliminando da essi tutte le inutili zavorre spesso
fuorvianti specie per gli studenti della Sicilia che poco o niente trovano, su
detti testi, su origini e culture della millenaria autentica storia dell’isola
del mediterraneo, crocevia di culture e civiltà che si perdono nella notte dei
tempi. Qui, a seguire, alcuni passaggi che ritengo indispensabili ai fini di una
migliore comprensione su fatti, avvenimenti e periodi che non trovano ancora “i
favori” degli storiografi contemporanei, chiusi ad arrovellarsi il cervello su
greci e romani o ancora intenti a decifrare i messaggi danteschi toscanizzati
dai copisti toscani del 1300.
Rosario Rigano
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