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Questa pagina/gruppo , è stata creata per sondare la sensibilità dei cittadini verso ciò che da uomini e loro idee ci sono stati tramandati dallo scorrere del tempo e che sopravviverà a noi stessi.

Associazione Culturale editrice

"Accademia di Arti e Culture"

 

L'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture" favorisce l'ingresso di nuovi iscritti/e con piccole quote di adesione.

 L'Associazione consente la massima partecipazione a tutti gli iscritti ad ogni evento, locale o regionale.

 

Il Presidente

Rosario Rigano

L’Associazione è un luogo di confronto sulle tematiche legate allo studio e all'approfondimento del valore intrinseco dei beni culturali, mobili, artistici e architettonici, archeologici e dei beni paesaggistici; contribuisce a diffondere sul territorio la cultura della cura, preservazione, tutela, restauro, fruizione, valorizzazione, promozione, e gestione del patrimonio culturale per la ricchezza del territorio, la tutela dell'ambiente atto ad accogliere un turismo culturale e d’elite.
  Mission:
- Educare al patrimonio.
- Abilità ad osservare ed analizzare i Beni Culturali.
- Conoscenza dei e sui Beni Culturali.
- Conoscenze storiche in cui i Beni Culturali siano elementi importanti.
- Conoscenze storico-artistiche in merito alle forme e ai valori estetici dei BB.CC.
- Conoscenza del territorio in cui i BB.CC. sono iscritti.
- Educazione del cittadino.

 

Il Presidente

Rosario Rigano

 

 

 

 

 

   I primi insediamenti umani del Pakistan, precisamente nell’Altai settentrionale dell’India perché il Pakistan non esisteva ancora, risalgono all’età della pietra e si trovano sull’altopiano di Potwar (Punjab nord-occidentale); a essi fece seguito la raffinata civiltà della Valle dell’Indo (o di Harappa), che fiorì tra il XXIII e il XVIII secolo a.C.

 

   Successivamente arrivarono popoli seminomadi, che nel IX secolo a.C. si stanziarono tra Pakistan e India settentrionale. La religione vedica che professavano precorse l’induismo, mentre la rigida divisione del lavoro gettò le basi per il sistema sociale basato sulle caste.

 

   Nel 327 a.C. Alessandro Magno arrivò nell’Indo per portare a compimento la conquista dell’impero persiano. Nonostante la breve presenza, ci sono ancora tribù che vantano una diretta discendenza dall’esercito di Alessandro. In seguito, iniziò l’età dell’oro della Via della Seta, un periodo di intensi scambi commerciali fra Cina, India e l’impero romano. I kushana si trovavano al centro del commercio della seta e stabilirono la capitale del loro regno di Gandhara a Peshawar. Nel II secolo d.C. l’impero raggiunse il più alto grado di sviluppo e di estensione territoriale coprendo i territori compresi tra l’Iran orientale, la Cina e il Gange. I kushana erano buddhisti e, durante il dominio del re Kanishka, costruirono diversi monasteri e migliaia di stupa. Il Gandhara divenne ben presto meta di pellegrinaggi e sede di studi buddhisti, oltre che un importante luogo di scambi commerciali.

 

   Nel IV secolo l’Impero kushana scomparve e fu assorbito dai sasanidi persiani, dalla dinastia Gupta, dagli eftaliti dell’Asia centrale e dalla dinastia Shahi. Successivamente si verificò l’ascesa di un altro popolo potente, quello dei moghul, che regnò nei secoli XVI e XVII. I monarchi apportarono progressive riforme, promossero le arti, costruirono strani edifici e dimostrarono dapprima una certa tolleranza religiosa, per poi riportare lo stato all’ortodossia islamica.

Nel 1799 il governo di Lahore fu affidato a Ranjit Singh, un giovane e abile sikh. Negli anni successivi ogni suo sforzo fu diretto a costruire un piccolo impero, trasformando la confraternita religiosa dei Kalsha nell’esercito più potente del subcontinente indiano. Durante il suo dominio Ranjit accettò di tenersi alla larga dai territori inglesi – che iniziavano a sud-est del fiume Sutlej – a patto che gli inglesi lo lasciassero governare.

 

   Il suo successore, salito al potere nel 1839, non rispettò il trattato e i sikh si ritrovarono coinvolti in una guerra vinta senza difficoltà dagli inglesi, che annessero al loro impero Kashmir, Ladakh, Baltistan e Gilgit, ribattezzate con il nome di Stato di Jammu e di Kashmir. Una seconda guerra contro gli inglesi decretò nel 1849 la morte dell’impero sikh e portò intorno al 1850 all’annessione del Punjab e del Sind. Verso la fine del XIX secolo crebbe nell’India britannica un sentimento nazionalista.

 

   Nel 1906 fu fondata la Lega musulmana e 24 anni dopo fu avanzata la proposta di uno stato musulmano separato e indipendente. Nello stesso periodo un gruppo di esuli musulmani residenti in Inghilterra coniò il nome di Pakistan, ‘Terra dei puri’. I sempre più frequenti episodi di violenza tra gli hindu e i musulmani convinsero gli inglesi, negli anni quaranta, che era veramente necessario creare due stati separati. Il nuovo viceré, Lord Louis Mountbatten, annunciò che entro il giugno 1948 sarebbe stata dichiarata l’indipendenza.

L’India britannica si divise quindi in India (la parte centrale, abitata in prevalenza da hindu), Pakistan orientale (l’odierno Bangladesh) e Pakistan occidentale (l’attuale Pakistan). Questa divisione innescò una lunga serie di assassinii e causò una delle più massicce migrazioni della storia. Il Kashmir (o più correttamente ‘Stato di Jammu e Kashmir’) non volle far parte né dell’India né del Pakistan. Entrambi i paesi, allo scopo di convincere la regione recalcitrante, inviarono eserciti che si scontrarono in una guerra indo-pakistana.

 

   Nel 1949 le Nazioni Unite proclamarono il cessate il fuoco e assegnarono una parte della regione a ciascuno dei due stati, ma ancora oggi non si sa chi avrà il dominio definitivo sul Kashmir. Il primo governatore generale del Pakistan fu un eminente attivista del movimento per l’indipendenza musulmana, Mohammed Ali Jinnah, che morì un anno dopo la creazione del nuovo stato. Fu sostituito dall’amico Liaqat Ali Khan, che fu assassinato tre anni dopo. Si aprì quindi un periodo di accese dispute tra governatori e primi ministri, che portò a una grave crisi economica. Solo nel 1956 venne redatta una costituzione e fu proclamata la Repubblica Islamica del Pakistan. Le diverse province del Pakistan occidentale e orientale subirono un processo di omogeneizzazione. Due anni dopo il presidente Iskander Mirza – insoddisfatto della situazione politica – abrogò la costituzione, soppresse i partiti e istituì la legge marziale. Da allora il Pakistan ha continuato, in una forma o nell’altra, a rimanere in questo stato di emergenza.

 

   Nei due decenni successivi il Pakistan fu coinvolto in un’altra guerra contro l’India per il controllo sul Kashmir e visse una guerra civile che portò alla separazione tra Pakistan orientale e occidentale e alla conseguente indipendenza del Bangladesh. Altro evento che sconvolse il paese fu l’assassinio del più carismatico primo ministro del Pakistan, Z. A. Bhutto. Nel 1977 il braccio destro di Z. A. Bhutto, il Generale Muhammad Zia ul-Haq, prese il potere, entrò nelle grazie degli USA (guadagnandosi così l’appoggio internazionale) e fu da molti riconosciuto come il nuovo eroe della libertà. La sua morte in un incidente aereo nel 1988 permise alla figlia di Bhutto, Benazir, di vincere le elezioni e di essere la prima donna alla guida di un paese musulmano. Ben presto perse il potere, ma fu rieletta alle elezioni del 1993.

 

   Durante il suo mandato, Benazir Bhutto ha viaggiato in diversi paesi, ha sottolineato il potenziale economico del suo paese e promosso se stessa e il Pakistan come modello per un moderno stato musulmano. La dilagante corruzione politica ha contribuito ad allontanarla dal cuore del suo popolo. Il Presidente Farooq Leghari nel 1996 le ha revocato la carica di primo ministro. Le elezioni del 1997 hanno visto il ritorno del suo oppositore Nawaz Sharif. Ai test nucleari condotti dall’India, il Pakistan ha risposto con l’esplosione di cinque bombe atomiche nella regione del Baluchistan. Questa risposta ha provocato reazioni di condanna in tutto il mondo e le sanzioni internazionali rischiano di far precipitare l’economia. La causa principale addotta dal generale Pervez Musharraf in merito al suo colpo di stato dell’ottobre 1999 è stata quella di voler salvare un’economia disastrosa. L’esercito, dopo aver deposto Nawaz Sharif, prese il controllo delle istituzioni. Musharraf ha messo in guardia l’India dall’intromettersi nelle questioni interne del Pakistan, acuendo le tensioni tra i due stati sul problema del nucleare e del Kashmir.

 

   Nel 2002 Musharraf ha ottenuto una maggioranza schiacciante, nel referendum del 29 aprile, per estendere di altri cinque anni la sua permanenza al potere ma, poiché da tempo la corte suprema aveva stabilito per ottobre la data delle elezioni, i partiti d’opposizione ne hanno contestato la legittimità.

 

   Tre anni dopo il colpo di stato, settantadue milioni di elettori pachistani nell’ottobre 2002 si sono recati alle urne per eleggere i membri del parlamento e i deputati delle assemblee provinciali. Mir Zafarullah Khan Jamali della Lega Musulmana del Pakistan (Qa), partito vicino al presidente, è il nuovo primo ministro nel primo governo composto da civili dopo la presa del potere di Musharraf. Il presidente ha così rispettato una sentenza della Corte Suprema che aveva legalizzato il colpo di stato purché entro tre anni il potere fosse restituito ai civili. Jamali ha vinto di misura il Partito del popolo pakistano (Ppp) dell’ex primo ministro Benazir Bhutto e della coalizione di integralisti, la Muttahida Majlis-e-Amal (Mma). Gli osservatori dell’Unione Europea hanno criticato la parzialità della macchina dello stato nei confronti dei partiti vicini al presidente. Musharraf conserva la carica di capo dell’esercito e può licenziare il primo ministro. Secondo Benazir Bhutto il passaggio delle consegne è stato realizzato in maniera minima. L’azione del governo pakistano, alleato con gli americani nella caccia agli uomini di bin Laden, sarà ostacolata dalla coalizione integralista (il terzo partito più votato) che controlla il Baluchistan e la provincia della Frontiera di Nordovest, le due province chiave che confinano con l’Afghanistan.

 

   A dicembre, vi sono stati scontri nella regione del Jammu-Kashmir. Nel settembre 2003 si è registrato un impressionante aumento degli attentati e degli scontri a fuoco nel Kashmir. Il numero due di Al-Qaeda, Ayman al-Zawahri, in un messaggio audio trasmesso dalle televisioni satellitari arabe ha esortato i pakistani a espellere il presidente Musharraf, accusato di aver tradito l’Islam. Il 2 ottobre è ripresa la caccia ai seguaci di bin Laden in una regione impervia, dominata da clan tribali, ai confini con l’Afghanistan.

 

   Le zone confinanti con il Kashmir, il Punjab, l’Afghanistan continuano a essere interessate da azioni militari. Tuttavia si sono riaccese speranze di pace nei colloqui, il 19 e il 20 giugno 2004, tra i ministri della difesa indiano e pakistano che hanno messo al bando i test nucleari, istituendo tra di loro una linea diretta di comunicazione per prevenire dubbi e fraintendimenti e ridurre i rischi di attacco nucleare. Nessuna delle due potenze accetta il disarmo completo. Nell’ottobre 2004, il presidente pakistano Musharraf ha chiesto l’apertura di un dibattito nazionale per risolvere la disputa con l’India sul Kashmir. Musharraf ha proposto quattro soluzioni: l’indipendenza del Kashmir, il controllo congiunto della regione, la smilitarizzazione e l’invio di una missione da parte delle Nazioni Unite. Il 2005 ha visto l’aggravarsi della contesa nel Balucistan e i contrasti nelle relazioni diplomatiche con l’India. Rimane grave la minaccia costituita dai terrorismi di matrice islamica, mentre preoccupazione desta l’annuncio degli Stati Uniti di voler vendere al Pakistan alcuni caccia F-16. India e Cina non apprezzeranno la mossa. Nel 2008 è stato eletto presidente Asif Ali Zardari, che nell’ultimo anno ha intessuto vari rapporti internazionali: la sua prima visita è stata in Cina per rafforzare i rapporti economici; ha fatto molto discutere il suo aperto flirtare con la canditata alla vice-presidenza USA Sarah Palin e nell’ottobre 2009 ha anche incontrato papa Benedetto XVI.

 

   Religiosi in dialogo. Conoscersi è la soluzione

 (religione prevalente musulmana 95%).

 

   Nel contesto pakistano la religione continua a essere associata a programmi politici estremisti. Il primo passo per contrastare questa tendenza è coinvolgere e rafforzare la capacità dei leader religiosi di sviluppare una cultura di base fondata sul dialogo. Il Pef, Peace and education foundation organizza dialoghi interreligiosi con leader religiosi in tutto ll Pakistan. Anche allo stato attuale non mi pare che i risultati possano ritenersi entusiasmanti.

 

   Oggi in Pakistan non esiste più la libertà di stampa. Il paese figura al 145* posto su 180. Si registrano sequestri, torture e omicidi per i giornalisti indipendenti.

 

   ll Pef si appoggia al metodo Team Building, un approccio che promuove il dialogo interreligioso inclusivo, la mediazione e la risoluzione pacifica tra imam, maestri di madrassa, pandit indù, sacerdoti (cattolici e protestanti) e sikh gyanis (capi della congregazione). I seminari prevedono la selezione casuale di un conflitto in corso nella comunità di un partecipante, analisi, confronto fino a giungere alla risoluzione pacifica adeguata. Il progetto è risultato efficace, poiché ha impedito con successo a un kamikaze di unirsi a un’organizzazione militante di Khyber-Pakhtunkhwa.

   In KAZAN, regione del Volga o meglio distretto federale del Volga, uno dei nove che compongono la Russia, esiste una chiesa dedicata a tutte le religioni.

   Questo può essere un luogo di incontro e non di scontro che i governi dovrebbero assicurare. Stop ad una sistematica sostituzione etnica fondata sulle religioni ma dialogo e convivenza. Questo corollario di religioni minori o fedi che dir si voglia, aggravano la stabilità sociale dei popoli più poveri relegati ai margini del mondo civilizzato; serve un fronte comune per farle dialogare sotto unica sede.

   Una religione non può decidere vita o morte su un “fedele” ma solo indicare la via culturale-religiosa. Cultura del dialogo.

   Il Tempio di tutte le religioni, chiamato anche Tempio dell'universo è un complesso architettonico sito nel microdistretto Staroe Arakčino di Kazan', in Russia. Consiste in una serie di diversi modelli di architettura religiosa, tra cui spiccano una chiesa ortodossa, un minareto, una sinagoga ed una pagoda. Nonostante i lavori di costruzione siano iniziati nel 1992, la struttura non è ancora stata completata interamente.

   L'idea di dar vita al tempio è stata concepita dall'artista, architetto e filantropo Il'dar Mansaveevič Chanov, nota figura pubblica di Kazan'. Il complesso funge da spazio culturale e residenza per Chanov ed i suoi assistenti. In particolare, è conosciuto l'impegno dell'artista nella lotta contro le piaghe sociali della tossicodipendenza, dell'alcolismo ed altre forme di disagio. Molte delle persone da lui aiutate hanno contribuito alla costruzione ed al sostentamento del centro, sia attraverso donazioni sia per mezzo di sponsorizzazioni.

   Il tempio non ospita cerimonie religiose. Viene definito solo come "centro culturale internazionale di solidarietà". Il suo fondatore lo ha anche descritto come un "tempio di cultura e verità". Rappresenta inoltre un importante punto di riferimento per una città come Kazan', in cui convivono pacificamente ed orgogliosamente popoli di fede e cultura diverse (tatari islamici, russi ortodossi ed altre comunità meno numerose). La particolarità architettonica e culturale del luogo lo ha reso anche un'attrazione turistica di primo piano per la città. Quando la struttura verrà completata avrà 16 cupole, corrispondenti alle 16 maggiori religioni del mondo, incluse quelle delle civiltà scomparse.

   La costruzione della cattedrale, iniziata nel 1801 e protrattasi per dieci anni, fu voluta dallo zar Paolo I in sostituzione della Chiesa della Natività di Maria.

   Per l’edificio l'architetto Andrej Voronichin si ispirò alla Basilica di San Pietro a Roma, assecondando il volere dell’Imperatore, nonostante la Chiesa ortodossa russa si opponesse all’idea di una replica di una basilica cattolica nella capitale.

   La cattedrale infatti, come San Pietro ha un monumentale colonnato di 96 colonne, ma solo sul lato che si apre sulla Prospettiva Nevskij, poiché mancarono i fondi per costruirne il secondo lato e in seguito, non c’era più spazio per realizzarlo. L'interno, con le sue numerose colonne, richiama la struttura del colonnato esterno. Nella sontuosa sala lunga 69 metri e alta 62 ci sono numerose sculture e icone dei migliori artisti russi del tempo.

   In seguito, nel 1837, lo scultore Boris Orlovskij progettò le due statue in bronzo di Kutuzov e del generale Barclay de Tolly che si ergono di fronte alla cattedrale.

   Dopo la rivoluzione russa, nel 1932 le autorità chiusero la chiesa per convertirla in "museo della storia della religione e dell'ateismo", ma nel 1992 ripresero le funzioni religiose e, a partire dal 2017, Kazan è diventata la cattedrale di San Pietroburgo.

   Le enormi porte bronzee della cattedrale sono copie fedeli di quelle originali del Battistero di Firenze, in Italia.

 

 

 

 

     

Tempi Luoghi Eventi: Prefazione

Preambolo e Presentazione

L'Identità siciliana

viene da molto lontano

 

Deep State - Deep Church Il mondo sommerso si manifesta

Scheda di sintesi

Estrinsecazione dei contenuti

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