| I Comuni del Parco dell’Etna ADRANO, BELPASSO, BIANCAVILLA, BRONTE, CASTIGLIONE DI SICILIA, LINGUAGLOSSA, MALETTO, MASCALI, MILO, NICOLOSI, PEDARA, PIEDIMONTE ETNEO, RAGALNA, RANDAZZO, SANT’ALFIO, SANTA MARIA DI LICODIA, TRECASTAGNI, VIAGRANDE, ZAFFERANA ETNEA. Questi i comuni ricadenti all’interno del parco dell’Etna che a sua volta è stato suddiviso in quattro zone per ragioni logistiche e di controllo. Se da un lato l’Ente Parco oltre a proteggere un ambiente naturale unico e un paesaggio circostante straordinario, da’ all’uomo la possibilità di vivere guadagnandoci in salute, dall’altro bisogna rispettare precisi parametri per quanto riguarda l’edilizia ed eventuali insediamenti turistici. Nel caso della zona “A”, 19.000 ettari a massima tutela, viene limitato al minimo lo intervento dell’uomo per consentire alla natura di svolgere il suo corso “naturalmente”. Così come la zona “B” caratterizzata da piccoli appezzamenti agricoli con splendidi esempi di antiche case contadine, le zone “C” e “D” invece possono, come dicevamo, ospitare anche insediamenti turistici. Il Parco dell’Etna è il fiore all’occhiello della regione, ma un’attenzione maggiore non guasterebbe, anzi. L’Etna ha sempre attirato viaggiatori provenienti da terre anche lontane, molti dei quali non hanno mancato di lasciare memorie delle loro escursioni. I loro scritti formano così un prezioso archivio di descrizioni del vulcano, sia relative al paesaggio, sia alle modalità del viaggio, nelle diverse epoche storiche. Tantissimi sicuramente gli ignoti. Il più antico di cui si serba ricordo fu il filosofo greco-agrigentino Empedocle, che addirittura visse per diverso tempo alla base dei crateri sommitali e di cui è rimasta memoria nel nome di un rifugio. Dopo quasi due millenni, alla fine del ‘400, Pietro Bembo visitò l’Etna, ma le sue descrizioni, ridontanti di riferimenti classici, risultano povere di informazioni concrete, utili per la conoscenza dei luoghi dei sentieri e dei ricoveri. Ben diversi i racconti di due viaggiatori del ‘500, Tommaso Fazello e Antonio Filoteo degli Omodei, i quali ci lasciano cronache accurate e una gran quantità di toponimi, tanto da poter identificare i percorsi da loro utilizzati e i luoghi raggiunti. Filoteo racconta anche delle attività lavorative legate alla montagna e, per la prima volta, descrive l’esplorazione di una grotta: era nata la speleologia etnea. Dopo un geografo olandese del ‘600, Cluverio, nella seconda metà del ‘700 i viaggiatori aumentano e nasce la documentazione iconografica, i ricchi gentiluomini francesi e inglesi hanno la possibilità di farsi seguire da un’abile disegnatore e, una volta ritornati in patria, producono splendidi volumi con accurati racconti e preziose stampe. Von Riedesel, Brydone, De la Platiere, l’abate di Saint Non, Dolomieu, Spallanzani, Rezzonico, si avvicendano nelle ascensioni e nella redazione di affascinanti cronache. Jean Houel rimane forse il più famoso e ricercato per le sue efficaci e deliziose riproduzioni. Si rende così necessario un nuovo mestiere sull’Etna: la guida alpina. E’ proprio l’abilità dei disegnatori settecenteschi che ha consentito di avere oggi il ritratto della prima, o forse della più famosa di esse: Biagio Motta, detto il Ciclope. Dopo Russel, Mùnster e Goethe, a partire dalla seconda metà dell’ottocento, l’Etna diventa una meta turistica consueta e del numero dei viaggiatori si perde il conto. A Nicolosi, a partire dal 1875, il servizio delle guide viene organizzato dalla sezione catanese del Club Alpino Italiano, sulla scorta di quanto fatto in altre località montane italiane, e viene formato un consistente gruppo di guide, aspiranti guide e portatori. Da: le guide turistiche del Touring Club. | |