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Lettera del Direttore Generale dell'Iccrom, Dottore Archeologo Webber Ndoro all'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture per la concessione del patrocinio in occasione dell'Evento Culturale "La Bellezza nei Beni Culturali".

 

L'Iccrom - Centro Internazionale di Studi per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali è un organismo intergovernativo internazionale che fa capo all'Unesco ed è presente in 146 nazioni Italia inclusa con sede a Roma in piazza di San Michele.
Tirocinio UniCt

 

   Qualche tempo fa mi è stato chiesto il motivo per il quale non mi fossi iscritto ad una Consulta della Cultura. Ho risposto che non mi piaceva lo statuto (redatto stile kgb) e indirizzo cosiddetto culturale espresso dalla presidenza.

    Da dove scaturisce la mia presa di posizione è presto detto. Avevo ricevuto una email dalla presidenza, nella quale, a seguito della sintetica comunicazione si leggeva quanto segue: “Lei è comunista signor Che Guevara? Lei intende dire se sono iscritto a qualunque partito comunista? Ebbene non sono iscritto a nessun partito. Ma se chi si indigna quando in qualsiasi parte del mondo c’è un’ingiustizia in atto viene considerato comunista, allora sono comunista”. Ernesto Che Guevara. - Sinceramente la frase è bella e condivisibile ma non certo chi l’ha scritta.  

   Chi era Ernesto Che Guevara. Nato a Rosario, Argentina, da una famiglia benestante, Guevara si laurea in medicina ma quando nel 1955 conosce Fidel e Raúl Castro in Messico, capisce subito che la sua vocazione è fare il guerrigliero, per liberare non solo Cuba dalla dittatura bensì l'intera America latina dagli Usa. Suo nemico numero uno è infatti l'imperialismo yankee che - per lui stalinista dichiarato anche dopo la destalinizzazione imposta da Kruscev - rappresentava il «male assoluto».

  «Ho giurato davanti a una fotografia del vecchio e compianto compagno Stalin che non avrò riposo fino a che non vedrò annientare queste piovre capitaliste», disse nel 1959, subito dopo che la Revolución trionfò all'Avana ma sono molte le sue frasi rimaste nella storia, come la celebre «sì abbiamo fucilato, fuciliamo e fino a quando necessario fucileremo ancora perché la nostra è una lotta alla morte», pronunciata nel 1964 all'ONU. Ma anche l'assai meno nota «come puoi tenere il libro di questo finocchio in ambasciata?».

   Già perché così, nel 1965, in visita nella sede diplomatica cubana di Algeri, Guevara si rivolse al suo ambasciatore quando vide la summa «Teatro Completo» del poeta e drammaturgo Virgilio Piñera. L'episodio, raccontato dal vincitore del Premio Cervantes Guillermo Cabrera Infante nel suo «Mi Cuba», dà un'idea dell'odio del Che verso gli omosessuali. Fu proprio Guevara ad istituire, nel 1960, il primo campo di lavori forzati a Cuba per gay, nella regione orientale di Guanahacabibes, all'entrata del quale c'era scritto «Il lavoro vi renderà uomini». E lì, come lo stesso Che spiegò nel 1962, «ci mandiamo chi ha commesso peccati contro la morale rivoluzionaria». Ovvero gay, trans e lesbiche «che non rientravano nel modello dell'uomo nuovo proposto dal Che, uno dei più convinti leader omofobici dell'epoca» scrive Emilio Bejel nel saggio «Gay Cuban Nation».

   Molti anche gli spunti sui lavoratori di quando il Che fu, contemporaneamente, presidente della Banca Centrale di Cuba e ministro dell'industria, tra 1959 e 1963. Su tutti due che lascerebbero di stucco i sindacalisti di oggi «compagni, non è corretto aumentare lo stipendio di chi lavora di più, ma piuttosto tagliare quelli di chi produce meno» ed il fatto che «è essenziale rimanere nelle fabbriche durante le ferie anche senza guadagnare nulla in più». Grazie all'editore Giangiacomo Feltrinelli la foto col basco del Che immortalato da Peter Korda diventa uno dei simboli di pace, un'icona dello slogan «fate l'amore, non fate la guerra» insieme a Gandhi e Madre Teresa sulle barricate del Maggio francese e nelle marce contro la guerra in Vietnam, ma la realtà è tutt'altra. Pochi sanno infatti che, a oggi, il Progetto Verità e Memoria di Archivio Cuba ha provato ben 144 omicidi commessi direttamente dal Che. Tra le sue vittime compagni di guerriglia, poliziotti uccisi di fronte ai figli, ragazzini e decine di oppositori politici fucilati nel Forte della Cabaña, fatti fuori al paredón, da Guevara in persona. È del resto lo stesso Che a mettere, nero su bianco, nella sua autobiografia Textos Políticos «l'odio come fattore di lotta, l'odio intransigente contro il nemico che spinge oltre i limiti naturali dell'uomo e lo trasforma in una, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere».

   Ancora oggi, tanti lo celebrano in Africa e negli Usa, dov'è un idolo secondo solo a Malcom X e Martin Luther King anche per il movimento che difende i diritti degli afro-americani Black Lives Matter. Pochi di loro, però, sanno del razzismo, testimoniato dai suoi «Diari della Motocicletta». Quando è in Venezuela, ad esempio, Guevara scrive che i «negri hanno mantenuto la loro purezza razionale grazie alla scarsa abitudine che hanno di farsi il bagno».

   Più avanti, in Brasile, comparando portoghesi e coloured, è sempre lui a scrivere «il disprezzo e la povertà li unisce nella lotta quotidiana ma il modo di affrontare la vita li separa totalmente: il negro, indolente e sognatore, spende i suoi soldi per qualsiasi sciocchezza, l'europeo ha invece una tradizione di lavoro e risparmio». Anche questo fu il Che. Razzista, omofobo, sanguinario e classista. P.s.: Io, da vecchio liberale ispirato dai valori di Luigi Einaudi e Benedetto Croce, non ce l’ho con nessuno ma, non portatemelo come esempio di valori.

 

   Pezzo originale sul Che di Paolo Manzo 14 Giugno 2018

  

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Incontro conclusivo con i ragazzi della II^ d dell'Istituto Comprensivo Paolo Vasta di Acireale nella sala del Teatro dell'Opera dei Pupi di via Alessi 5 ad Acireale il 7 marzo 2016 con intervento dell'assessore al Territorio ed Ambiente della Città di Acireale avv. Francesco Fichera. Ospite lo storico e scrittore Biagio Fichera. Ai ragazzi è stato consegnato un attestato di partecipazione ed una pubblicazione riguardante la presenza dei Siculi nell'area di Capo dei Molini in Acireale. L'intervento dell'emittente 6^ Rete Catania ha permesso di divulgare l'evento che ha avuto oltre 3000 contatti sulla rete ed oltre mille sulla pagina Facebook dell'Associazione. 

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Pagina e link collegati a cura dell'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture".

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            by Rosario Rigano

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